“L’epoca moderna… offre nuove forme della vita dello
spirito, manifestazioni impensate qualche tempo addietro, che si affiancano a
tutte le altre, plurisecolari e sempre attuali”.
Oggi, a Pentecoste, leggo queste parole che
testimoniano la perenne novità dello Spirito. Sono tratte dall’ultimo testo di “Meditazioni”
di Chiara Lubich: venerdì ho partecipato alla presentazione dell’edizione critica.
Mi colpisce la prospettiva storica: la consapevolezza della
novità dei carismi che si susseguono gli uni agli altri e insieme il
riconoscimento dell’attualità dei carismi più antichi. Quando si apprezza l’antico
si può non essere aperti alla bontà del nuovo. Quando si è convinti della bontà
del nuovo si può svalutare l’antico. Nelle parole di Chiara vi è invece un
profondo senso ecclesiale che vede il nuovo affiancarsi all’antico, senza
soppiantarlo, piuttosto dilatando con esso e arricchendo il comune fronte carismatico.
In un momento così critico per la vita della Chiesa
non hanno senso le sterili contrapposizioni, le gelosie, le rivendicazioni. Si domanda
piuttosto la stima vicendevole, la coscienza di far parte dell’unico Corpo, l’unità
di intenti con l’apporto arricchente della diversità.
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