Cinquanta anno fa, il
29 giugno 1971, papa Paolo VI promulgava l’esortazione apostolica Evangelica
testificatio rivolta ai religiosi e alle religiose.
Venticinque anni più tardi papa Giovanni Paolo II, il 25 marzo 1996, emanava un’altra esortazione apostolica, Vita consecrata. Si tratta di due documenti di tenore molto diverso.
In questo duplice anniversario al secondo
documento sono riservati convegni, seminari, studi, considerata l’importanza
che esso ha avuto nella riflessione teologica post conciliare. Il primo passerà
quasi inosservato; nella stessa esortazione Vita consacrata – che pure
esce in una ricorrenza significativa, il 25° anniversario – sono solamente due i
riferimenti e una sola citazione, una frase rimasta celebre: «Senza questo
segno concreto, la carità che anima l'intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi,
il paradosso salvifico del Vangelo di smussarsi, il “sale” della fede di
ridursi in un mondo in fase di «secolarizzazione». Per il resto nessuna
menzione esplicita di essa, neppure per ricordarne l’anniversario, come si usa
nei documenti pontifici.
Al momento della sua
apparizione Evangelica testificatio destò un vasto consenso e
apprezzamento, anche – e non solo – perché era il primo documento post conciliare interamente
dedicato alla vita religiosa. Fu accolta con gioioso stupore per lo stile
incoraggiante, positivo, e nello stesso tempo coraggioso, propositivo, ricco
di ispirazione e di amore per la vita religiosa. Ma successivamente i documenti
emanati sono stati così tanti che hanno presto lasciato nell’ombra quella
esortazione. Inoltre essa rispondeva a una particolare contingenza storica – e
forse per questo ebbe tanta accoglienza – ma proprio per questo venne presto
considerata legata a un momento ormai superato. Anche la bibliografia che la
riguarda è confinata ai primi anni dalla sua comparsa.
Eppure, come scrive Pier Giordano Cabra, rimane «uno dei documenti più belli sulla vita consacrata», che «non ha avuto tutta l’attenzione che si meritava: il clima generale era troppo ideologizzato per essere valutato serenamente. Il suo procedere con finezza e sfumature, la poneva troppo al di sopra delle semplificazioni correnti».
Per l’occasione sto scrivendo un articolo per la rivista “Claretianum”. È un modo anche per prepararmi a celebrare la festa di san Paolo VI, sabato prossimo. Vale
la pena rileggere quel grande documento, che fu definito la "Magna charta" dei religiosi.
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