sabato 6 giugno 2020

La Trinità di apa Pafnunzio


Da tempo aveva iniziato la lettura del Vangelo di Giovanni.
Ma non riusciva ad andare oltre l’inizio.
Vedeva il Verbo che era nel principio.
Da sempre era la Parola che il Padre aveva pronunciato,
che continuava a pronunciare, sempre nuova,
una Parola tutta e solo Amore: il Figlio amato.
Vedeva il Verbo tutto rivolto verso il Padre, in comunione e relazione dinamica,
risposta silenziosa d’amore, tutta e solo Amore: l’Amante.
Vedeva l’uno rivolto verso l’altro,
in dialogo sempre nuovo, estasiati l’uno proteso verso l’altro.
E lo Spirito dov’era, innominato?
Era l’Amore stesso, il dialogo,
Il silenzio senza il quale la Parola non può essere detta,
l’ambiente divino che consentiva l’andare e il venire della Parola.
E lui, apa Pafnunzio, dov’era?
Stava fuori a contemplare la Santa Trinità?
Ma c’era un fuori?
La sua parola non era stata detta nella Parola pronunciata dal Padre?
Nel Verbo era il suo verbo.
E nel Verbo rivolto verso il Padre
non era anche lui rivolto verso il Padre?
E non era avvolto anche lui dall’Amore,
immerso nell’atmosfera del Cielo?
Riprese a leggere l'inizio del Vangelo di Giovanni,
e vi lesse la sua storia.

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