È apparso il primo
numero dell’anno della rivista “Oblatio”, interamente dedicato al dialogo degli
Oblati con i Musulmani, con una serie di articoli sulle Filippine, Indonesia,
Senegal, Sahara…
Al termine del numero
ho pubblicato uno scritto di Shahrzad Houshmand Zadeh introducendolo con queste
parole:
Pur non avendo mai lavorato in ambienti musulmani,
anch’io, come tanti Oblati, ho avuto modo di partecipare a convegni e seminari
di dialogo interreligioso. Sono stato più volte in Thailandia e in Giappone per
incontri con il mondo buddhista, in diverse università dell’India per il
dialogo con il mondo indù, in Pakistan e in città italiane con forte presenza
islamica per trovare un cammino comune con i musulmani.
Molte volte, durante gli incontri di dialogo
islamo-cristiani, mi sono trovato a parlare assieme a Shahrzad Houshmand Zadeh, iraniana, teologa e credente musulmana, docente alla Pontificia
Università Gregoriana e all’Università “La Sapienza” di Roma.
Stando con lei mi è divenuto facile «guardare con stima
i musulmani», come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, a «dimenticare il
passato», che ha conosciuto non pochi dissensi e inimicizie, e a «esercitare
sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme per
tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà»
(Nostra aetate, 3).
Il
documento conciliare sul dialogo interreligioso presenta dei punti chiave di
contatto che dovrebbero essere la base per la fiducia e il rispetto reciproci.
Il documento rileva l’importanza che i Musulmani attribuiscono alla preghiera,
alla cura dei poveri, al digiuno come disciplina spirituale, e ricorda il
grande rispetto che nutrono per Gesù e per Maria.
Probabilmente
nessun’altra religione ha una così alta considerazione per Gesù, considerato
l’unica persona da Adamo in poi ad essere nato da una vergine, il più grande
profeta prima di Maometto, un modello di santità, un uomo elevato al cielo dove
rimane vivo fino alla sua seconda venuta sulla terra prima del Giudizio Finale.
Nell’Islam, Maria viene considerata la più santa e la più grande tra tutte le
donne che siano mai vissute, una vergine senza peccato che ha generato Gesù
Cristo.
Questa
evidente riverenza tributata dal Corano a Gesù e a Maria non potrebbe costituire
una base per la vicinanza e l’amicizia tra Cristiani e Musulmani? Il Corano
stesso riconosce questo vincolo quando dice: «Tu vedrai che i più vicini
nell’affetto a coloro che credono [i Musulmani] sono coloro che dicono: “Noi
siamo i Cristiani”. Questo avviene perché tra di loro ci sono dei sacerdoti e
dei monaci ed essi non sono arroganti».
Lo
scorso anno, nel chiostro maggiore della Basilica di sant’Antonio a Padova,
abbiamo parlato assieme, la professoressa Shahrzad e io, di Maria nel
Corano e nel Vangelo, presenti cristiani e musulmani. È stato un momento di
grande condivisione e comunione tra tutti. Ho pensato di pubblicare su questo
numero di “Oblatio” gli appunti dell’intervento di lei in quella circostanza.
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