martedì 23 giugno 2020

La notte di san Giovanni senza streghe, con una fatina buona


La notte di san Giovanni i romani la passavano sui prati davanti alla basilica. Mangiavano lumache e suonavano i campanacci perché le streghe che passavano in cielo non scendessero a fare danni. Le streghe infatti quella notte si ritrovavano a Benevento per il sabba annuale e la rotta di quelle del nord passava sopra la basilica di san Giovanni.
Fino a qualche anno fa c’erano ancora bancarelle e luminarie in piazza san Giovanni. Poi la desolazione. Chi crede più alle streghe? A Benevento è rimasto soltanto il liquore Strega e il premio letterario Strega. A Roma poi perché ritrovarsi a fare festa in piazza san Giovanni quando ogni sera c’è la movida per la città? Poi quest’anno, con la chiusura degli spazi aerei per il coronavirus, anche le streghe non possono volere sulle loro scope.

Eppure fino a un anno fa ho continuato a far festa con l’omonima Giovanna Clemente. Contrastava le streghe, lei fatina buona. Questa volta facciamo festa lo stesso, noi qua e lei là in cielo.
Per caso in questi giorni ho riletto la sua testimonianza. Gliel’avevo chiesta nel 1996 per una serie di articoli poi confluiti nel libro Seguire Gesù. Risposta a una chiamata, pubblicato in quello stesso anno. Stavo scrivendo sulla vocazione secolare e chiesi a Giovanna la sua esperienza. L’articolo porta il titolo Tra la folla con Dio nel cuore. La secolarità consacrata. Ed ecco la breve testimonianza di Giovanna:

«Ero ancora una ragazzina quando sono stata abbagliata dall’amore di Dio. È stata una scoperta grandissima, quella di sapermi amata da lui. Avrei voluto gridarlo a tutti. Volevo essere tutta sua, ma non sapevo come fare. Non volevo andare in un convento, anche se apprezzavo tantissimo la vita delle suore. Volevo essere tutta di Dio, ma continuare a camminare per le vie del mondo. Una ragazza, una donna normale, come tutte, e nello stesso tempo diversa dalle altre, nel senso che volevo essere tutta donata a Dio. Pensavo che così mi sarebbe stato più facile trasmettere a tutti l’amore di Dio che sentivo dentro di me.
Quando ho conosciuto un istituto secolare – le Cooperatrici Missionarie Oblate dell’Immacolata – ho trovato il modo per realizzare il mio sogno: una vita consacrata nel mondo. Rimanere nel mondo, ma con uno stile tutto cristiano.

Il mondo è ora il luogo della mia santificazione e la via del mio apostolato.
Mi sembra di rivivere la vita di Gesù che, essendo Dio, si è fatto uomo per vivere la nostra vita di uomini e donarci la sua vita divina. Il mio sogno diventa realtà: essere un altro Gesù per le strade del mondo e come lui essere speranza, amore, accoglienza per tutti quanti incontro.

Vivo in un piccolo appartamento, nel cuore della città, con altre compagne con le quali condivido la scelta della consacrazione. Ogni mattina mi incontro con Dio nella preghiera, mi rivesto di lui. Nel dialogo quotidiano con Cristo e nella comunione con le mie sorelle trovo la luce e la forza per incontrare i miei alunni e colleghi.

Insegno in una grande scuola statale. È il mio mondo, al quale mi dedico con passione. Mi sento interpellata dalle alunne, dalle loro situazioni, dalle loro famiglie. Spesso si confidano con me come con una amica. Per loro sono più che una professoressa… Amo questo mio mondo. Anche Dio ha tanto amato il mondo da mandarvi il Figlio suo. Come il Figlio di Dio che s’incarna, anch’io cerco ogni giorno di “incarnarmi” nel mio mondo per essere “prossimo”, ossia vicina a quanti incontro, e dare ciò che ho ricevuto».


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