Perduto in
mezzo alle colline del Chianti, tra vigne e lecceti, olivi e cipressi, pievi romaniche
e castelli medievali, al termine di una strada sterrata sul crinale tra verdi
valli sotto un cielo nitido, l’eremo delle Stinche.
Un’antica
casa del 1400, con una chiesetta divenuta parrocchia nel 1800 e poi
abbandonata, restaurata 50 anni fa da Giovanni Vannucci, che vi si era ritirato
per dar vita a un’esperienza di solitudine, preghiera, lavoro, studio, ospitalità.
Giovanni
Vannucci, uno dei profeti toscani del secondo Novecento, amico di Turoldo,
Milani, Barsotti…
Luogo di
dialogo dove si incontrano l’imam e il rabbino di Firenze, dove le persone di
convinzioni più diverse trovano lo spazio per rientrare in se stesse.
Oggi la
piccola comunità è legata a quella di Montesenario, come naturale
prolungamento, a continuazione dell’esperienza dei primi Sette Santi Fondatori
dei Servi di Maria.
Noi non abbiamo spazi silenzio – scriveva Vannucci
– ma cerchiamo di essere uomini del silenzio, riordinando tutto il caos dei
nostri pensieri, dei nostri sentimenti, il caos dell’automa dell’uomo d’oggi…
Per silenzio noi intendiamo la metànoia
totale di noi stessi, perché non è la parola che interrompe il silenzio, ma è
la parola carica di superficialità che interrompe il silenzio. Il silenzio è
per noi tenere ordinate le vigne, l’orto, il pollaio ecc., preparare un buon piatto
o un dolce: questo è per noi il significato concreto di silenzio. Cioè l’ordine,
la casa, la cucina, tutto scaturisce da un uomo del silenzio.
Quando giunsi per la prima volte alle
Stinche capii che era questo il posto che cercavo, non un’evasione ma l’avverarsi
di un sogno: rivivere nella semplicità le grandi linee del monachesimo: il
silenzio, il lavoro, l’ospitalità, la comunione col visibile e l’invisibile. In
questo piccolo spazio vorrei che ogni uomo si sentisse a casa sua…
Sono
venuto all’Eremo delle Stinche per incontrare il mio vecchio professore di
morale degli inizi anni Settanta, quando studiavo a Torino. Allora abitava a
Bose, di cui è stato per 30 anni il presbitero.
Giancarlo
Bruni, con la sua bella barba bianca, pare un patriarca. Un “uomo del silenzio”,
come voleva Vannucci, disponibile per aiutare comunità e persone a discendere
nelle profondità per cogliervi ciò che veramente vale e resta.
Nessun commento:
Posta un commento