Sapeva
che anelito dei più era avere il cuore di Cristo. Non aveva chiesto Gesù di
imparare da lui, mite e umile di cuore?
Aveva
sentito che, per grazia singolare, ad alcuni degli antichi monaci era stato sostituito
il cuore col quello stesso di Cristo.
Apa
Pafnunzio non osava neppure pensare ad un favore simile. Quale pretesa avere il
cuore di Cristo. Paolo aveva avuto forse di più, il “pensiero” di Cristo. Ma
Paolo era Paolo.
Dopo
tanti anni passati davanti all’icona della Tutta Santa ad apa Pafnunzio era
fiorito lentamente un desiderio. Era così sottile e nascosto che per molto
tempo non osò neppure palesarlo a se stesso. Gli sembrava troppo ardito. Era un
desiderio che forse si addiceva a grandi anime mistiche, non ad un peccatore
imperterrito come lui.
Eppure
continuava a farsi presente, in maniera quasi impercettibile. Lievitava
silenziosamente. Lo cacciava, quasi fosse una testazione, e continuava a
tornare.
Quella
sera, dopo aver acceso il lume davanti alla Madre di Dio, la fissò a lungo in
silenzio. Sapeva di non avere lo sguardo puro, ma avrebbe voluto averlo per
riconoscere in ciascuno, come solo lei sapeva, il volto di Cristo.
Sapeva
quando distorto fosse il suo amore, ma avrebbe volto amare il Signore, come
solo lei sapeva amarlo.
Sapeva
quanto fossero torbidi i suoi pensieri, ma avrebbe voluto pensare a Dio con
quella luce limpida che solo lei illuminava.
Fu allora
che con parole semplici le chiese: “Dammi il tuo cuore”.
Quella
volta non fu ordinaria la comunione che si generò tra i sette solitari. Si
riaccese il fuoco del carisma, deposto tanti anni prima in ciascuno e in tutti.
L’unità fu tale che essi divennero ciò che erano realmente: monaco, “monos”,
uno solo!
Quando il
pane della benedizione fu mangiato ratificò l’unità e fece dei sette l’uno. Il
pane oggi aveva un sapore nuovo. Erano sempre le carne di Cristo, nella fedeltà
alla consegna del Signore: “Questo pane è il mio corpo”. Aveva un sapore nuovo:
era il corpo generato dalla Madre, erano le carni di Maria.
Quando i
sette tornarono alle loro celle, ognuno portò con sé la presenza del Signore,
come l’aveva portata la Madre.
Apa
Pafnunzio comprese che, trasformato dal pane divino in Cristo, aveva finalmente
le carni di Maria. Le aveva chiesto il cuore, adesso era tutto lei.
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