Ne trovo un accenno nel “Il
cuore del cipresso” di Pascoli:
“E il rovo arrossa e con
le spine ingombra
tutti i sentieri, e
cadono già roggie
le foglie intorno…”
in una poesia di Luzzi:
“il segreto si fa più
viva, il vento
desto nel roveto…”
Credo che rovi e more non siano stati mai di particolare ispirazione.
Eppure chi non ricorda la
festa di andare per campi a raccogliere more?
Ci si graffia bracca e gambe,
ma è un gioco spensierato,
che ha il sapore dell’estate
ormai in declino.
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