Quando il 26 gennaio di quest’anno padre Khamse Vithavong,
vescovo oblato di Vientiane, uscì dall’udienza avuta da Papa Francesco
assieme alla minuscola Conferenza episcopale laotinana era commosso ed
entusiasta: “La Chiesa del Laos è una Chiesa povera. Papa Francesco ci vuole
bene. E ci ha detto: Anch’io sono un vescovo povero e vado dove ci sono i
poveri. Questo ci ha confortato. L’incontro con il papa è stato molto
semplice. Non ci ha fatto un discorso, ma si è interessato a noi e ci ha
chiesto come stavamo vivendo la nostra situazione. Abbiamo ascoltato molto”.
“La nostra Chiesa – ha poi detto parlando del Laos – è agli inizi, molto
povera e senza personale straniero. Noi stessi abbiamo chiesto ai sacerdoti
stranieri di lasciare il Paese. Anzitutto perché in ogni caso i nuovi
governanti lo avrebbero ordinato. E poi perché in questo modo si evitava una
escalation della tensione e possibili scontri e violenze. Tutti i sacerdoti
stranieri hanno lasciato il Paese, con molte lacrime, ma anche con molta
saggezza. Vi erano italiani, francesi, canadesi, americani”.
“La nostra è una Chiesa giovane: avrà 150 anni di vita. Facendo gli
ottimisti, in tutti e quattro i vicariati apostolici ci sono circa 50mila
cattolici dispersi in un grande territorio e con diversi gruppi etnici, con
lingue e culture differenti. In tutto il Paese abbiamo una ventina di sacerdoti”.
Anche il nostro carissimo Tito Banchong Thopanhong, ora vescovo di Luang
Prabang, che ha passato diversi anni in prigione, era particolarmente contendo
dell’udienza con Papa Francesco. “Possiamo dire che la Chiesa con papa
Francesco ha un grande leader, così vicino alla nostra povertà. Per noi
è un padre misericordioso”.
Le foto sono tratte dal libro: Noi missionari siamo fatti così... |
Anche il Papa è stato molto contento dei vescovi del Laos, si è commosso. Ha
raccontato ai suoi collaboratori di aver provato vergogna: «Loro erano il
centro, io la periferia. Questi vescovi hanno sofferto continuando a
testimoniare la loro fede con gioia, in piccole comunità. Alla fine dell’udienza
mi sono sentito... vergognato». Sono state soprattutto le storie di Tito
Banchong e Louis-Marie Ling a commuoverlo. Padre Tito è andato alla ricerca dei
fedeli porta a porta «uno per uno». Per dodici anni è stato l’unico prete in un
territorio più esteso dell’Italia meridionale. Non avevano più chiese,
sacramenti, né immagini sacre. «Avevano conservato la memoria della fede solo
nel cuore». In 17 anni di infaticabile lavoro pastorale, compiuto con mitezza e
fiducia, ha rianimato la comunità, battezzato, visitato le famiglie, portato il
vangelo nei piccoli villaggi sulle alture tra i hmong, khmou, akha.
Dopo l’incontro con i vescovi del
Laos Papa Francesco, nella messa a Santa Marta, ha detto: «La più grande forza
della Chiesa oggi è nelle piccole Chiese, piccoline, con poca gente,
perseguitati, con i loro vescovi in carcere. Questa è la nostra gloria oggi,
questa è la nostra gloria e la nostra forza oggi».
Questo spiega perché nella nuova dei nuovi cardinali il papa abbia
pensato al Laos, e ha scelto Louis-Marie Ling Mangkhanekhoun
“Alcune persone – ha detto padre Ling – pensano che essere un cardinale sia
un onore. Io, che sono una persona ordinaria… Sono nato sulle montagne, mio
padre è morto quando avevo 10 mesi e ho vissuto con mia madre. Eravamo poveri.
Per andare a scuola dovevo camminare per sei chilometri, una passeggiata di
un’ora. Dopo aver finito le scuole a Paksan e Vientiane e ottenuto un
certificato, feci visita al vescovo, che mi chiese cosa avrei voluto fare.
‘Perché non diventare sacerdote?’, mi chiese. Non ci avevo mai pensato, era una
cosa troppo grande per me. Il vescovo mi diede poi la possibilità di provarci e
mi mandò in Canada per approfondire gli studi”.
In Canada conosce l’Istituto secolare “Voluntas Dei”, fondato da un Oblato,
p. Louis Parent ed entra a farne parte. Così Padre Ling è membro della grande
Famiglia Oblata. Il suo motto episcopale: “Tutto quello che ho è Tuo” (Gv
17,10). L’ho scelto perché mi rendo conto che per tutta la mia vita sono stato
istruito a fare secondo la volontà di Dio”.
Possiamo considerarlo il terzo cardinale oblato oggi attivi nella Chiesa:
Filippine, Lesotho e ora Laos!
Questi giorni è qui in casa nostra, non ospite, ma membro della famiglia.