Gianfranco Ravasi è
sempre stato un compagno di viaggio. L’ho incontrato personalmente poche volte,
ma i suoi scritti mi seguono costantemente. A cominciare da quelli settimanali
sul Domenicale del Sole 24 ore. Su questo giornale ho avuto anche l’onore di
una sua recensione per il libro La storia
di Dio e la mia. Non ha invece recensito Parlaci di Lui. I racconti di Cafarnao. O meglio, ho avuto di più:
una recensione tutta personale, un suo biglietto nel quale, il 12 dicembre
2008, mi scriveva, riguardo a questo libro: “Grazie, caro p. Fabio, per le Sue
parole che sono state per me un bel dono natalizio. Sto leggendo con vero gusto
il Suo libro intenso e “fragrante”… Con amicizia, + Gianfranco Ravasi”.
Oggi, a Villa
Bonaparte, a Roma, è stato insignito della Légion d’Honneur con decreto del
Presidente della Repubblica francese. Nel suo discorso ha ripercorso il suo “viaggio
dell’anima e della mente” nella letteratura francese. Come lui solo sa fare,
anche in questa occasione ha colto alcune perle dei grandi autori del
Novecento. Due mi hanno colpito in modo particolare.
La prima, d’ordine “morale”,
è di Albert Camus: “Dovessi scrivere io un trattato di morale, avrebbe cento
pagine, novantanove delle quali assolutamente bianche. Sull’ultima poi
scriverei: Conosco un solo dovere ed è quello di amare. A tutto il resto dico no”.
La seconda, d’ordine
“dogmatico”, è di Jacques Maritain: “Se un tempo bastavano cinque prove per l’esistenza
di Dio, oggi l’uomo le ritiene insufficienti e ne vuole una sesta, la più completa,
la più autorevole: la vita di coloro che credono in Dio”.
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