Ho conosciuto Paola Mastrocola
attraverso le “Paginette” che scrive mensilmente sul domenicale del “Sole 24
ore”. Mi ritrovo spesso nelle sue annotazioni, anche perché abbiamo più o meno
la stessa età.
Ho letto il suo libro La passione ribelle, una dura ironica
denuncia del mondo della scuola italiana, che a tutto sembra dedita meno che a
far studiare.
Ho appena terminato di leggere un
suo romanzo, Una barca nel bosco,
dove il tema è lo stesso, non a forma di saggio come il precedente, ma rivisitato
attraverso la storia di un ragazzo che dalle Isole Egadi, sbarca a Torino per
il liceo e l’università.
Mi ha introdotto nel mondo della
scuola di oggi, soprattutto in quello magmatico degli adolescenti e oltre. Ma
il romanzo va più in là, facendosi storia di una incapacità di adattamento.
L’unica persona con il quale il protagonista entra in una vera relazione
d’amicizia, Furio, è un “avulso” come lui; al giovane che assume come garzone
nel suo bar affibbia il nome di Flop, un “flop umano, un mezzo fallimento della
specie”; della ragazza che forse entrerà definitivamente nella sua vita, Gemma,
si sa solo che fa le crostate e ha le gambe bellissime, non una parola di più.
Gaspare Torrente, il protagonista, è proprio un isolato. Non a caso il libro è
dedicato “A tutti coloro che amano le isole o che sono, essi stessi, un’isola”.
(Sulla copertina de La
passione ribelle sia disegnato un omino abbarbicato su uno scoglio)
Gaspare, che per un certo periodo
tenta disperatamente di adattarsi e di darsi una identità alternativa (si fa
chiamare Felix), è e rimane “una barca nel bosco”, come lo definisce la
simpatica zia Elsa; io, meno poeticamente, avrei detto “un pesce fuor d’acqua”.
L’effetto è assicurato dal racconto in prima persona che rinserra ancora di più
su se stesso.
Il romanzo inizia con l’immagine
della barca – il mondo di origine, l’isola, il padre pescatore – e si conclude
con un bosco non più metaforico: la casa di Gaspare si è trasformata in un bosco
reale (o surreale)…
O meglio, le ultimissime battute
tornano alla barca: benché il papà sia morto e lui non andrà mai a vivere
sull’isola, Gaspare decide di non vendere la barca paterna: lei rimarrà sul
mare di Sicilia, lui nel bosco di Torino.
Non manca il sottile filo d’ironia,
cifra di Mastrocola, che sottende l’intero romanzo. Soprattutto non manca la
costante provocazione a pensare… e non è poco!
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