martedì 21 febbraio 2017

Una barca nel bosco, un libro per pensare


Ho conosciuto Paola Mastrocola attraverso le “Paginette” che scrive mensilmente sul domenicale del “Sole 24 ore”. Mi ritrovo spesso nelle sue annotazioni, anche perché abbiamo più o meno la stessa età.
Ho letto il suo libro La passione ribelle, una dura ironica denuncia del mondo della scuola italiana, che a tutto sembra dedita meno che a far studiare.
Ho appena terminato di leggere un suo romanzo, Una barca nel bosco, dove il tema è lo stesso, non a forma di saggio come il precedente, ma rivisitato attraverso la storia di un ragazzo che dalle Isole Egadi, sbarca a Torino per il liceo e l’università.
Mi ha introdotto nel mondo della scuola di oggi, soprattutto in quello magmatico degli adolescenti e oltre. Ma il romanzo va più in là, facendosi storia di una incapacità di adattamento. L’unica persona con il quale il protagonista entra in una vera relazione d’amicizia, Furio, è un “avulso” come lui; al giovane che assume come garzone nel suo bar affibbia il nome di Flop, un “flop umano, un mezzo fallimento della specie”; della ragazza che forse entrerà definitivamente nella sua vita, Gemma, si sa solo che fa le crostate e ha le gambe bellissime, non una parola di più. Gaspare Torrente, il protagonista, è proprio un isolato. Non a caso il libro è dedicato “A tutti coloro che amano le isole o che sono, essi stessi, un’isola”. (Sulla copertina de La passione ribelle sia disegnato un omino abbarbicato su uno scoglio)
Gaspare, che per un certo periodo tenta disperatamente di adattarsi e di darsi una identità alternativa (si fa chiamare Felix), è e rimane “una barca nel bosco”, come lo definisce la simpatica zia Elsa; io, meno poeticamente, avrei detto “un pesce fuor d’acqua”. L’effetto è assicurato dal racconto in prima persona che rinserra ancora di più su se stesso.
Il romanzo inizia con l’immagine della barca – il mondo di origine, l’isola, il padre pescatore – e si conclude con un bosco non più metaforico: la casa di Gaspare si è trasformata in un bosco reale (o surreale)…
O meglio, le ultimissime battute tornano alla barca: benché il papà sia morto e lui non andrà mai a vivere sull’isola, Gaspare decide di non vendere la barca paterna: lei rimarrà sul mare di Sicilia, lui nel bosco di Torino.
Non manca il sottile filo d’ironia, cifra di Mastrocola, che sottende l’intero romanzo. Soprattutto non manca la costante provocazione a pensare… e non è poco!


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