Oggi a Roma si è celebrata la festa del
beato Pio IX.
In Toscana Pio IX lo si nominava per
mandargli gli accidenti! Vecchi ricordi del suo “tradimento” verso la
rivoluzione romana, che ritardò l’unità d’Italia.
Sant’Eugenio de Mazenod lo conobbe e in alcuni
momenti le loro relazioni furono particolarmente intense. Il papa lo ricevette più
volte in udienza. Il Fondatore gli scrisse più di cinquanta lettere, ricevendone
sedici in risposta, e lo nomina in quasi trecento lettere o brani del diario. Durante
la rivoluzione romana del 1848 e l’esilio del papa a Gaeta, sant’Eugenio scrisse
in una Lettera Pastorale: “Con quanta gioia lo vorremmo a casa nostra”.
Nel 1851, in occasione del viaggio a Roma
con padre Tempier per domandare l’approvazione dei cambiamenti alla regola, fu
ricevuto tre volte in udienza. Il papa lo decorò con il pallio.
Ma fu soprattutto in occasione della definizione
del dogma dell’Immacolata Concezione, che sant’Eugenio raggiunse il culmine
della gioia: dal 27 ottobre al 31 dicembre 1854 fu alloggiato al Quirinale, che
allora sede del papa. Era andato ad abitare all'hotel Minerva, in piazza della Minerva, ma vi dormi una notte soltanto perché il papà lo mandò subito a chiamare: che dono potere stare in casa del papa! Lo incontrerò personalmente in udienza il 30 ottobre e
il 26 dicembre, gli scrisse diverse lettere, invitandolo a non preoccuparsi dei
dubbi e dell’opposizione di alcuni prelati alla definizione del dogma.
Padre Verkin,
in un suo articolo su Le bx Eugène de
Mazenod et Pie IX scrive: “Crediamo che ci
siano pochi vescovi francesi, durante il periodo che studiamo, che hanno avuto
tante relazioni sia dirette che indirette con Pio IX, come mons. de Mazenod.
Ciò è dovuto in parte alla posizione geografica di Marsiglia, cosa che permetteva
al papa di chiamare il beato “suo vicino” [...]. Probabilmente, però, bisogna attribuire
la cosa anche all’attività apostolica di mons. de Mazenod e al suo amore per la
Chiesa romana [...]. È solo a causa degli accadimenti politici che l’elevazione
al cardinalato non poté avere luogo [...]. Il Sovrano Pontefice, a dispetto
delle fluttuazioni contraddittorie della politica, mantenne la propria stima
per mons. de Mazenod. Nulla lo prova meglio di quanto scrisse, propria manu, in risposta alla lettera
con la quale mons. Jeancard gli annunciava la morte del vescovo di Marsiglia: “Siamo
profondamente afflitti per la morte di questo prelato che si è distinto per il
raro amore per la religione, la pietà e lo zelo sacerdotale, ma che si onorava
al massimo grado per la fedeltà, l’attaccamento e la rispettosa obbedienza per
noi e questa cattedra di Pietro...”».
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