venerdì 3 febbraio 2017

Restaurato un antico quadro di sant’Eugenio de Mazenod



Lo studio “Spazio MABI” ha appena restaurato un quadro di sant’Eugenio de Mazenod, ispiratro a due ritratti di Dassy.
Il “Curatore” del Museo di Marsiglia, Jean-Joseph Dassy, fratello di un Oblato, Louis-Toussaint, tra il 1832 e il 1834 dipinse uno dei più famosi ritratti di Mons. Eugenio de Mazenod. Il giovane vescovo vi è rappresentato col rocchetto, mozzetta e pettorina trasparente. Insieme alla croce pettorale, porta le insegne di commendatore dell’Ordine dei santi Maurizio e Lazzaro, titolo conferitogli nel 1827 dal re Carlo Felice del Piemonte per l’interesse dimostrato verso i lavoratori italiani emigrati a Marsiglia.
In volto un’espressione vivace e attenta. Appare una persona sicura di sé, estremamente determinata. La testa è rivolta a sinistra e gli occhi sono fissi su qualcuno o qualcosa; le labbra sono socchiuse come se stesse per cominciare a parlare. In mano il libro delle Costituzioni e Regole posato sulla scrivania, dove vi sono altri tre libri. La poltrona sulla quale è seduto è situata sotto una tenda baldacchino, con parte del sipario alzato, che lascia intravedere, in lontananza, la chiesa dedicata a San Lazzaro, parrocchia da lui creata con finanziamenti personali quando ancora era Vicario Generale di Marsiglia.
L’originale si trova nell’episcopio di Marsiglia, una copia alla Casa generalizia degli Oblati a Roma, datata tra il 1833 e il 1837.


Alla casa generalizia di Roma si conserva una seconda pittura ad olio, datata dello stesso periodo. La qualità del dipinto fa pensare che anche questo ritratto sia di Jean-Joseph, sempre dello stesso periodo. Eugenio de Mazenod è ora in piedi. Il braccio destro è piegato sul corpo e il dito indice inserito nelle Costituzioni e Regole che ha in mano. Nell'angolo in alto a destra lo stemma episcopale e il motto. Restaurato nel 1984 fu scelto come immagine ufficiale per la canonizzazione.
A quest’ultima tela sembra si sia ispirato un successivo pittore ignoto, sempre dell’Ottocento, forse negli anni immediatamente successivi alla pittura originale. Il suo quadro, conservato fino a una decina di anni fa nella casa di Aix, è stato malamente tagliato dalla cornice originale e successivamente portato, in pessime condizioni, alla Casa generalizia degli Oblati a Roma.
Occorreva un massiccio intervento restaurativo, eseguito da Marta Gelsumini nel suo studio “Spazio MABI” http://www.martagelsumini.it/


La tela presentava lacerazioni che erano state fermate con materiali non idonei, difficilmente identificabili, che ne hanno ulteriormente aggravato le condizioni. Si è dovuto intervenire rimuovendo, almeno in parte, le stuccature e le toppe di stoffa. Il supporto è stato quindi rifoderato per la presenza di strappi di notevole estensione su gran parte della tela che non ne garantiva più la stabilità.
Sul fronte il quadro era stato pesantemente ritoccato, modificandone la lettura originaria. L’abito era stato ridipinto in rosso, con colori a olio di epoca successiva, con pennellate corpose, diverse da quelle originali. La sovrapposizione del colore rosso voleva forse rendere immediatamente visibile la carica episcopale, ignorando che la mozzetta originale di sant’Eugenio aveva il colore dei re di Francia, l’azzurro. Ugualmente erano state ridipinte la croce e le onorificenze. È stato deciso un intervento di riprestino originale, rimuovendo lo strato di pittura sovrapposto. Sono stati risarciti gli strappi e quindi il quadro è stato ristuccato e ritoccato.
La cornice è stata realizzata ex novo, con la tecnica della doratura a guazzo.
Abbiamo ora un “nuovo” quadro a olio di sant’Eugenio, pressoché ignoto fino ad oggi, che verrà ad arricchire la sala conferenze della Casa generalizia OMI.


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