mercoledì 22 febbraio 2017

Parva Congregatio, l’anti trionfalismo



In questo periodo penso ad una espressione che torna spesso sotto la penna di sant’Eugenio: Parva Congregatio. Egli parla di “piccola e umile Congregazione”, “piccola comunità”, “la nostra piccola famiglia”, “la nostra piccola, povera e modesta società”.
La celebrazione del secondo centenario della nascita degli Oblati, al pari di quella del primo centenario, ha messo in luce i successi, le opere realizzate dalle origini ad oggi. Di questi ci siamo gloriati e abbiamo reso grazie a Dio.
L’apostolo Paolo ci insegna a gloriarci delle nostre debolezze. Davanti alla preghiera perché gli venga tolta la “spina” nella carne, si sente rispondere:
«La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza». Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me. Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte (2 Cor 12, 7-10).
Perché anche noi non vantarci delle nostre debolezze?
  
Metà del primo gruppo ha lasciato la comunità dopo poco tempo dagli inizi. Il più delle volte sant’Eugenio si dice contento della regolarità e della carità che regna nelle comunità, eppure lungo tutta la sua vita si è spesso lamentato della poca regolarità di certuni, degli egoismi, le gelosie, i caratteri difficili… Espulsioni e abbandoni hanno trovato qui le loro motivazioni.
Nel 1830 scriveva al maestro dei novizi:
Oh! Come mi addolorano le piccole dispute tra fratelli… So che si cerca di sanare al più presto queste ferite fatte alla carità; ma non si dovrebbe neanche cadere in queste mancanze che turbano sempre una virtù che noi dovremmo possedere al più alto grado. Raccomando molto loro di ingegnarsi a sradicare quelle piccole antipatie che intaccano il cuore…
Nel 1849, riguardo a due Oblati che non andavano d’accordo tra di loro, scriveva:
Sono stato dolorosamente colpito nel capire che i due giovani Padri non vanno d’accordo come conviene a due bravi fratelli, specialmente quando si trovano lontani dal loro padre comune. No, questo non lo posso sopportare. Che peso ha la differenza di carattere quando si deve avere un cuor solo e un’anima sola?... Conservate rigorosamente la più grande unione tra i fratelli e la carità regni sempre in mezzo a voi.

Quando si confrontava con sant’Ignazio e i Gesuiti, gli veniva voglia di sparire dalla faccia della terra:
Mi congratulavo col loro fondatore per le meraviglie che aveva operato; ma quanti aiuti gli vennero a questo scopo! (…)
Ma, confessiamolo, da quali uomini fu favorito. Fin dai primi anni che si riunirono in comunità, si sarebbe potuto dire di ciascuno di essi che lavorava più di lui. Non parlo solo dei primi compagni, parlo di coloro che si aggregavano ad essi appena conosciutili. (…) La sua Compagnia fu sin dall'inizio un esercito di generali. Dopo di ciò che c'è da meravigliarsi per quanto hanno fatto! (…) Vediamo nulla di simile attorno a noi? Si devono formare a fatica alcuni giovincelli di cui la maggior parte non giunge a imbeversi delle grandi idee che dovrebbero innalzarli sopra tutto ciò che li circonda; non c'è uno che possa fornire qualcosa di proprio, aggiungere una pietra all'edificio che bisognerebbe costruire insieme. Tristi tempi, influsso detestabile del secolo sulle intelligenze! (…) anime fredde e senza vigore... (…) Ho finito per domandare al Signore di togliermi da questo mondo se io non devo fare altro (di meglio) di quel che ho fatto.


Il primo Oblato irlandese, che ha aperto la strada per la fondazione nelle Isole Britanniche, fu espulso per questione economiche.
Altri se ne sono andati consapevoli di non essere fatti per la vita comunitaria, come p. Alessandro Dupuy, che nel 1825 scriveva al fondatore:
Sono portato a credere che siete deciso a congedarmi, sia a causa dei cattivi esempi che do in comunità, sia perché siete intenzionato a liberare la vostra comunità di quei mezzi religiosi che potrebbero nuocere al bene della comunità. Questo pensiero mi ha profondamente addolorato; non trovo consolazione. Mi sono lamentato con Dio perché in questo modo, purtroppo, sono un ostacolo e una pietra di scandalo. Mi riconosco indegno di vivere in una santa così casa e in compagnia di santi… Carissimo e amatissimo Padre, tutti i vostri figli vi danno mille volte più consolazioni di me… sono la sola pecora smarrita.
Nel 1830 p. Dupuy chiese di lasciare la Congregazione perché non si sentiva in grado di vivere in pace in comunità. Il Consiglio Generale accettò la sua partenza con queste parole: «Non può essere costretto a vivere la vita comune. Sarebbe un grande inconveniente se continuasse a far parte della Congregazione, visto [anche] che il suo carattere singolare e molto originale potrebbe avere un effetto negativo sulle nostre comunità…».

Nelle Lettere dei superiori generali tornano sovente le lamentele per l’inosservanza della Regola, gli individualismi, soprattutto nel campo missionario, i nazionalismi. Nel Rapporto al Capitolo del 1887 padre Fabre, primo successore di de Mazenod, scriveva ad esempio:
Nelle Province del Canada e degli Stati Uniti dobbiamo temere gli effetti di un nazionalismo esagerato che crea partiti, nuoce all’unione degli spiriti e dei cuori, e altera più o meno quello spirito di famiglia qui deve essere nostro in maniera speciale. Non siamo solo dei missionari, noi formiamo una congregazione, siamo religiosi, siamo Oblati di Maria. Come Congregazione, non c’è più lo spirito di corpo che si trova altrove e che costituisce la forza di un Istituto. Troppo spesso troviamo l’egoismo personale, locale, provinciale… Tuttavia abbiamo in Famiglia tutto ciò che occorre per conservare lo spirito di corpo, d’obbedienza, di carità.

Ma anche nelle missioni, accanto a tanto eroismo, quanti fallimenti! Le missioni tra gli Zulu e gli Esquimesi hanno conosciuto anni e anni di fallimenti. Abbiamo avuto problemi addirittura con i superiori maggiori: un superiore generale ha dovuto dare le dimissioni per una crisi finanziaria, un altro per ragioni personali.
Attualmente, alle varie difficoltà, si aggiunge la diminuzione dei membri dell’Istituto, in caduta libera, per l’invecchiamento, gli abbandoni, il calo delle vocazioni.

Parva Congregatio. Sì, siamo pochi, piccoli, fragili, con tanti sbagli e fallimenti…
Vale per ogni singola persona, per le comunità, le famiglie, i gruppi…
È un invito all’umiltà, a porre la nostra fiducia nella misericordia di Dio, nella sua grazia.
Mi vanterò delle mie debolezze.
Ti basta la mia grazia!
Quando sono debole, allora sono forte.


1 commento:

  1. Caro P. Fabio, che bella l'anima del Fondatore che amava cosi tanto il profilo mariano della sua congregazione da desiderarla 'parva'! Quanto amore si puo seminare quando la vita ci ha ridotto ai minimi termini e non ci sono piú sogni di gloria e di riconoscimenti pubblici, anche ecclesiastici o dei dirigenti di Movimenti e Congregazioni non solo per se stessi ma per la famiglia stessa di cui si fa parte. La parabola di Maria sulla terra non e stata quella di vivere, custodire, seguire il Figlio fino a raccoglierne l'ultimo respiro e sparire dalla circolazione per lasciare a Dio Amore campi libero attraverso la testimonianza dei discepoli del Figlio? Certo anche da Efeso avra tenuto vivi i fili della comunione tra i primissimi discepoli che saranno ricorsi a Lei, ma sempre con quella discrezione tipica della mamma che si fa da parte nella contempkazione delle opere del Figlio e del Suo Spirito operante in prima persona, come riconosce Paolo e Luca, dopo la Pentecoste. Io sono qui, apoena ricovetato all'ospedale di Foligno oer un intervento chirurgico, domattina, di rimozione di una neoformazione papillare vescicale sospetta neoplasia. Mi opererá il primario alle 10. Nella mia stanza stiamo in tre e giá abbiamo fatto amicizia. D'altra parte quando si é in.condizione di precariato come in ospedale si torna bambini e si gioisce delle cose semplici, ringraziando nel cuore il Signore di poterlo fare. Fra quattro o cinque giorni dovrei tornare a casa a Spoleto, ma anche questo é affidato alla Provvidenza del Padre. Un'occasione d'oro per iniziare la quaresima 2017 con un sorriso. Ciao

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