Leggo sul dizionario che “avere una faccia da quaresima” significa “essere patito, scarno, emaciato”, ed è sinonimo di “faccia da funerale”.
Ieri sera, all’incontro di comunione della nostra comunità,
ho visto tante “facce da quaresima”, ma di altro tipo: sprizzavano gioia! Erano
tutti contenti di poter iniziare questo tempo di conversione e di grazia. Si
avvertiva il desiderio di ricominciare, come ci venisse offerta un’opportunità
a lungo attesa. Un voltar pagina per truffarsi con nuovo impegno e con tutte le
forze nel cuore del mistero cristiano: la passione, la morte, la risurrezione
di Gesù.
Mi sembra la disposizione adeguata per accogliere il messaggio
che papa Francesco ci ha inviato per la Quaresima di quest’anno:
“La Quaresima
è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo
tempo ci rivolge
un forte invito
alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore.
Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza
il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa,
manifesta la sua volontà di perdono”.
Papa Francesco invita a rimettere al centro della Quaresima la
Parola di Dio che “in questo tempo siamo invitati
ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità”. In particolare consiglia di
meditare sulla parabola dell’uomo ricco e di Lazzaro che giace alla porta del
ricco e mangia le briciole
che cadono dalla sua tavola. Il ricco non ha neppure un nome,
mentre il povero ci è familiare, sappiamo tutti come si chiama, Lazzaro. Eppure
al suo tempo il ricco aveva un nome, anche nel senso che era famoso, mentre Lazzaro
era solo un povero ammalato mendicante anonimo.
“Per l’uomo corrotto
dall’amore per le ricchezze – commenta il Papa – non esiste
altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo”.
Ecco il peccato: pensare solo a se stessi, vedere solo se stessi ed essere ciechi
al punto da non accorgersi neppure dell’altro, dei suoi bisogni: “il ricco non vede il povero
affamato, piagato e prostrato nella sua
umiliazione”.
“Lazzaro – continua il Papa – ci insegna che l’altro è un dono... Il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore”.
È l’invito a guardare con gli occhi di Dio. Allora le cose
si capovolgono. Nel secondo quadro della parabola il ricco non è niente, la sua
miseria appare in tutta la sua crudezza, mentre Lazzaro è come un signore nella
reggia, nel seno di Abramo.
La risposta di Abramo al ricco, che chiede che qualcuno vada
dai suoi fratelli a mostrare loro come stanno realmente le cose – “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino
loro” –, fa emergere il vero problema del ricco: “la radice dei suoi mali è il non
prestare ascolto alla Parola di Dio; questo
lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio – conclude il Papa – è una forza viva,
capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di
orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere
il cuore al dono di Dio che parla ha come
conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello”.
Quaresima, tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti, nel prossimo
dono di Dio per noi.