Ogni luogo è luogo del Signore, ma quando egli si è incarnato, ha scelto
una terra particolare: la Galilea, con le sue città e villaggi: Nazareth, Cana,
Cafarnao, con il lago di Tiberiade e le sue colline; la Giudea, con
Gerusalemme, Betlemme, Gerico. Nomi che abbiamo imparato a conoscere dai
Vangeli e che ci sono cari anche senza averli visti. Con l’ascensione al Cielo
Gesù ha lasciato per sempre la sua terra e non occorre più andare là per
incontrarlo. Eppure egli vi ha impresso tracce indelebili, che invasioni,
guerre e distruzioni non hanno potuto cancellare. Assieme alla “storia” vi è
anche una “geografia” della salvezza.
Così, come
Scuola Abbà, abbiamo deciso di andare in pellegrinaggio sui luoghi delle nostre
origini. L’obiettivo
era crescere nell’unità tra di noi in modo da formare davvero un corpo
(l’Anima!) capace di vivere appieno l’unità e avere così una luce sempre più
luminosa per il nostro lavoro. Emmaus aveva dato un senso specifico al nostro viaggio:
“andare incontro ad un posto di frontiera ed entrare nella piaga dell'umanità”.
Al riguardo sono stati
importanti i diversi incontri: con p. Pierbattista
Pizzaballa, ofm, ex Custode e attuale Amministratore apostolico, che ci ha
introdotto nella realtà delle Chiese in Medio-Oriente, nella situazione
politica e sociale, nei temi caldi di questo mondo in tumulto; con la comunità di Betlemme; con un piccolo gruppo di ebrei a Gerusalemme; con la comunità in Galilea e con persone di
altri movimenti con cui i membri del Focolare sono in contatto. Profondo
soprattutto l’incontro con le focolarine
e i focolarini di Terra Santa, con i quali abbiamo potuto condividere la
nostra esperienza e soprattutto leggere alcune pagine del Paradiso che ci
avevano guidato in quei giorni.
Assieme ai
Vangeli avevamo infatti come guida un prezioso libro: l’esperienza di Chiara
del 1949-50, che ha gettato luce sui misteri di Gesù, aiutandoci a riviverli nei
luoghi in cui sono accaduti. «Quando leggevano insieme i testi del Paradiso in
quei luoghi – ha detto uno di noi – essi diventavano vivi. L’annunciazione,
l’incarnazione, la nascita di Gesù, la sua vita nascosta e pubblica, la via
crucis, l’abbandono, la risurrezione… non erano più avvenimenti di 2000 anni
fa, ma una realtà attuale, presente, che Chiara ci spiegava dal di dentro,
facendoci entrare dentro quell’esperienza, quasi fisicamente. Era come se ci si
aprisse una porta che ci faceva entrare in quelle realtà».
Fin dal
primo giorno ci siamo sentiti accolti da Maria che ci ha accompagnato per tutto
il tempo guidandoci lei stessa sui passi di Gesù. Sia a Gerusalemme, sul luogo
della sua tomba, sia a Nazareth, alla fontana della Vergine, ci siamo trovati a
celebrare la festa dell’Assunta con la Chiesa ortodossa – e non l’avevamo
previsto.
Alcuni
momenti rimarranno indimenticabili, come quello nella chiesa del Padre nostro
sul monte degli ulivi. Sarà stato proprio quello il luogo in cui Gesù ha insegnato ai
suoi discepoli a pregare? In quel momento per noi la storicità non era
importante: abbiamo cantato il “Padre
nostro” e qualcosa di grande è avvenuto. Pronunciando quella parola – non a
caso ci chiamiamo Scuola “Abbà” – abbiamo avvertito Gesù accanto a noi, che con
lui ci orientava verso il Padre, e ci siamo sentiti come mai fratelli e sorelle
tra di noi, una cosa sola. «Ho sperimentato una fortissima unione con Dio – ha
scritto una di noi –, un momento di profonda intimità col Padre. Era naturale
ridonarmi totalmente a Lui, chiedergli tante cose, parlargli. La sua presenza
mi avvolgeva. Non c’era bisogno di altre parole, solo godere di Lui. Un dono
suo di cui sono tanto grata».
Siamo
rimasti quasi tutta la settimana a Gerusalemme, dove si sono compiuti i grandi
misteri che abbiamo rivissuto: al cenacolo, sulla scala che porta al Cedron,
sulla rocca nella quale fu piantata la croce di Gesù, nel luogo della sua
risurrezione… È come lo incontrassimo ad ogni angolo di strada,
nella concretezza della sua vita; non un Gesù di 2000 anni fa, ma vivo oggi.
L’ultimo
giorno eccoci sul lago di Tiberiade, a Nazareth, sul monte delle beatitudini, sul
Tabor, quasi accogliendo anche noi l’invito rivolto dagli angeli dopo la
Risurrezione: “Il Maestro vi aspetta in Galilea”, là dove tutto è iniziato. Dopo
l’esperienza di Gerusalemme, dove abbiamo rivissuto l’evento della passione,
morte e risurrezione di Gesù, è stato un riscoprire la nostra chiamata, come
quella di Maria nella casa di Nazareth, come quella degli apostoli sul lago, e
decidere nuovamente di seguirlo con maggiore consapevolezza, pronti ad andare
ovunque egli ci conduce.
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