Qua e là in città campeggia una foto: in una carrozza della metropolitana, tra
persone con il cellulare incollato sugli occhi, un ragazzo e una ragazza
parlano tra di loro faccia a faccia. La scritta: “Hai il coraggio di
sconnettersi?”. È soltanto la pubblicità di una famosa marca di occhiali, ma è simpatica.
La
domanda giusta mi sembra tuttavia un’altra: “Hai il coraggio di connetterti?”,
ossia di entrare in rapporto diretto con le persone?
Mi
giunge, al riguardo, una bella esperienza:
Capita
a volte nella nostra quotidianità di vivere esperienze o incontri che si "consumano"
in pochi attimi. Eppure quegli istanti rimangono per noi senza tempo perché la
loro intensità si imprime nella vita e nell'intimo in forma indelebile. Ricordo
un giorno "qualunque", durante un consueto viaggio: per velocizzare
l'acquisto del biglietto per il treno in partenza, entro in una rivendita e,
accostandomi al banco dove sono esposti giornali e riviste, rivolgo alla
signora dietro l'espositore una semplice domanda: "Posso appoggiare la borsa?"
… dato il peso, mi avrebbe agevolato... La signora si ferma meravigliata e
guardandomi osserva: "Nessuno mai mi ha chiesto una cosa simile, tutti
appoggiano tutto senza chiedere nulla". Nello stupore per la reazione a
quel piccolissimo gesto, sorrido, ci scambiamo un caloroso saluto e proseguo il
mio viaggio.
Ma
nell'allontanarmi mi ritrovo in quella dimensione che ci porta a "vivere
dentro", dove nulla è banale e anche un istante di vita può rimanere
incancellabile. Ripercorro gli attimi appena vissuti e comprendo il valore di
uno stile nell'agire, che può arrivare all'altro che incontro, o con cui magari
concludo un contratto (come l'acquisto di un biglietto), in un duplice modo:
come ferita nei suoi confronti o come
dono.
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