Il museo delle reliquie che i
Passionisti hanno allestito in una vasta sala ai santi Giovanni e Paolo al
Celio, sembra un grande bazar, c’è di tutto. C’è anche un quadro che ritrae la
morte di santa Gemma Galgani: lei adagiata sul letto, serena, con il crocifisso
in mano, attorniata da tante persone che la accompagnano nell’ultimo passo; un
autentico falso storico, Gemma è morta sola, perché tutti temevano il contagio
della sua malattia. C’è anche la mantellina nera che appare immancabilmente
nelle sue foto e ritratti; è proprio piccola, fa vedere quanto fosse minuta la
santa. Morta ad appena 25 anni. Le foto la mostrano bellissima!
Città Nuova ha appena pubblicato l’autobiografia
e il diario. Li ho letti d’un fiato. Un’anima candida, totalmente immersa nel
divino, capace di intrattenere rapporti con Gesù, Maria, gli angeli e i santi
in una familiarità che annulla ogni barriera tra cielo e terra.
Vedeva «una luce di splendore
immenso che penetra ogni cosa e, nello stesso tempo, dà vita ed anima tutto,
così che tutto quello che esiste ha la vita da questa luce e vive di essa»; al
punto da attestare: «io vedo il mio Dio e tutte le creature in lui».
Una ragazza di poco valore, che
giustamente si firma “la
povera Gemma ”, consapevole di quanto sia insignificante la
sua vita. Giunge però il momento nel quale cambia stile: non si guarda più e,
con gli occhi fissi sul Signore, comincia a firmarsi “Gemma di Gesù ”, o “Gemma di Gesù solo”.
Ed eccola in preghiera:
“Mio Dio, ti amo;
muoio d’amore per Voi;
il vostro nome sì dolce,
l’avrò sempre nella mente e nel
cuore e sulle labbra.
Gesù, Gesù, ora e sempre!
Gesù mio, lume, mio cuore e anima
mia!
Gesù, Gesù, Gesù!
Al Cielo, al Cielo…
Amore vuole Amore;
fuoco vuole fuoco…
Togliete da me qualunque distrazione;
il mio pensiero, la mia mente, il
mio cuore
devono occuparsi solo di Gesù”.
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