Un altro dei miei articoli sul Nuovo Dizionario di Mistica: “Fedeltà”.
La fedeltà sembrerebbe non
essere attinente al registro della mistica, perché la sua recezione nel
linguaggio corrente è quella negativa di un atteggiamento di salvaguardia
dell’amore dal tradimento, piuttosto che quella attiva di una crescita e
pienezza d’amore. Invece è una componente essenziale dell’amore. Ne esprime la
perennità, l’impegno, il dinamismo. L’amore vero comporta una adesione costante
e indistruttibile, perseverante nella durata malgrado la prova del tempo e le
difficoltà che possono sorgere nel rapporto fra amici ed amanti. L’amore esige
inoltre l’impegno sincero a mantenere fede alla verità del rapporto e alla
promessa, anche se implicita, di totalitarietà ed esclusività. L’amore è quindi
l’anima della fedeltà e la fedeltà la prova e l’espressione dell’amore.
I. La Scrittura
addita la fedeltà come una delle più espressive chiavi per la lettura del
rapporto tra Dio e il suo popolo. Nel contesto dell’alleanza
veterotestamentaria essa indica l’atteggiamento di Dio che, liberamente e mosso
solo dall’amore, si prende cura dell’uomo e lo chiama alla comunione con sé.
L’immagine sponsale - evocata soprattutto dai profeti - approfondisce la
comprensione del legame d’amore che Dio stringe con il suo popolo. Una volta
che Dio ha dato il suo amore non lo ritira più indietro. Dio non cambia nelle
sue scelte. Al suo popolo egli chiede la stessa qualità d’amore. Ma non è mai
un patto alla pari, perché anche quando il popolo gli è infedele e come una
donna lo tradisce con altri amanti, egli continua a conservare il suo amore,
anzi l’infedeltà lo rende geloso e lo porta ad amare ancora di più.
La fedeltà di Dio non
dipende alla fedeltà dell’uomo, continuerà ad affermare il Nuovo Testamento (Rm
3,3). Anzi, davanti all’incapacità dell’uomo di essere fedele, sarà Dio stesso,
in Cristo, a portare la fedeltà nel cuore dell’umanità. In Cristo, che subisce
la prova per venire incontro a quanti sono provati (Eb 2,18), l’umanità intera
è rivestita della fedeltà di Dio e dice il suo “amen” (2 Cor 1,19-21).
Da parte dell’uomo la
fedeltà si esprime nell’adesione piena all’amore di Dio che si manifesta nella
sua volontà: chi osserva i comandamenti di Gesù dimora nel suo amore, come lui,
avendo osservato i comandamenti del Padre, dimora nel suo amore (Gv 15,10). La
fedeltà consiste nel seguire totalmente e costantemente ad ogni ispirazione
interiore, in risposta agli inviti dello Spirito che parla al cuore dell’uomo.
La fedeltà alle “piccole cose” significate dalla volontà di Dio del momento
presente, dispone ad abbandonarci con piena fiducia alla conduzione libera
dello Spirito:
II. Nella vita cristiana. Così la fedeltà appare, nella sua realtà dinamica e
creativa, come attaccamento ad un disegno d’amore che si dispiega di giorno in
giorno in modalità inedite; un disegno perseguito con ostinazione, malgrado gli
ostacoli e gli eventuali sbagli. La decisione di amare non è fatta mai una
volta per tutte. Va continuamente rinnovata, ogni giorno. È un’avventura nella
quale si scopre la novità perenne dell’amore di Dio. Ci si accorge che è lui
che guida, lavora, purifica, fa crescere. È lui che, con il suo Spirito, viene
in noi per rispondere alle sempre nuove chiamate che segnano il cammino della
vita. Di qui la dimensione attiva e insieme passiva della fedeltà: la tensione
nostra, sempre rinnovata, per rinnegare tutto ciò che non è Dio e per donargli
completamente cuore, mente, forze; l’azione di Dio che viene incontro alla
nostra debolezza e che prende l’iniziativa della nostra purificazione, della
nostra donazione, dell’itinerario di vita spirituale.
La fedeltà diventa una
relazione viva e dinamica, un colloquio nel quale forse ci si dicono le cose di
sempre, eppure fatte sempre nuove dall’amore. Come ogni rapporto anche questo
ha una sua storia, un cammino, una crescita, con momenti belli, difficoltà,
smarrimenti, notti, nuovi slanci, luce, pace, intimità... È un dialogo nel
quale si intesse un legame sempre più profondo, attraverso il quale ci si
realizza pienamente, in una crescita continua che ci porta a diventare quel
capolavoro che Dio da sempre ha pensato: non si finisce mai di conoscersi e di
amarsi. L’amore è sempre nuovo: è il rinnovamento permanente.
L’eternità dell’amore di
Dio, incontrandosi con la storia concreta di ogni uomo, in quell’ora e in quel
luogo, suscita un’altra eternità: chiama a stare con lui stabilmente, per
sempre. Da sempre, nel suo grande
amore Dio ci ha scelti in Cristo per essere, per sempre, santi e immacolati al suo cospetto (Ef 1,4). Lui da sempre, noi per sempre. Il suo da sempre
ci trascina in un per sempre.
Raggiunto dall’amore di Dio l’uomo è coinvolto in un processo d’amore che non
ha fine e procede verso l’eternità, avvolto nell’infinito. Da parte di Dio la
nostra storia non ha principio perché è “da tutta l’eternità”. Da parte nostra
inizia con la chiamata personale di ognuno di noi, ma ha subito il sapore
dell’eternità perché non avrà mai fine.
È chiaro allora che l’amore,
per essere vero, non può avere limiti di tempo. L’amore, per andare in
profondità, ha bisogno della durata. Ci vuole tempo per imparare a conoscersi
pienamente. Solo con il tempo si raggiunge l’intimità vera. Un rapporto
autentico e profondo è il frutto di una vita.
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