mercoledì 23 novembre 2016

Fedeltà

Un altro dei miei articoli sul Nuovo Dizionario di Mistica: “Fedeltà”.

La fedeltà sembrerebbe non essere attinente al registro della mistica, perché la sua recezione nel linguaggio corrente è quella negativa di un atteggiamento di salvaguardia dell’amore dal tradimento, piuttosto che quella attiva di una crescita e pienezza d’amore. Invece è una componente essenziale dell’amore. Ne esprime la perennità, l’impegno, il dinamismo. L’amore vero comporta una adesione costante e indistruttibile, perseverante nella durata malgrado la prova del tempo e le difficoltà che possono sorgere nel rapporto fra amici ed amanti. L’amore esige inoltre l’impegno sincero a mantenere fede alla verità del rapporto e alla promessa, anche se implicita, di totalitarietà ed esclusività. L’amore è quindi l’anima della fedeltà e la fedeltà la prova e l’espressione dell’amore.

I. La Scrittura addita la fedeltà come una delle più espressive chiavi per la lettura del rapporto tra Dio e il suo popolo. Nel contesto dell’alleanza veterotestamentaria essa indica l’atteggiamento di Dio che, liberamente e mosso solo dall’amore, si prende cura dell’uomo e lo chiama alla comunione con sé. L’immagine sponsale - evocata soprattutto dai profeti - approfondisce la comprensione del legame d’amore che Dio stringe con il suo popolo. Una volta che Dio ha dato il suo amore non lo ritira più indietro. Dio non cambia nelle sue scelte. Al suo popolo egli chiede la stessa qualità d’amore. Ma non è mai un patto alla pari, perché anche quando il popolo gli è infedele e come una donna lo tradisce con altri amanti, egli continua a conservare il suo amore, anzi l’infedeltà lo rende geloso e lo porta ad amare ancora di più.
La fedeltà di Dio non dipende alla fedeltà dell’uomo, continuerà ad affermare il Nuovo Testamento (Rm 3,3). Anzi, davanti all’incapacità dell’uomo di essere fedele, sarà Dio stesso, in Cristo, a portare la fedeltà nel cuore dell’umanità. In Cristo, che subisce la prova per venire incontro a quanti sono provati (Eb 2,18), l’umanità intera è rivestita della fedeltà di Dio e dice il suo “amen” (2 Cor 1,19-21).
Da parte dell’uomo la fedeltà si esprime nell’adesione piena all’amore di Dio che si manifesta nella sua volontà: chi osserva i comandamenti di Gesù dimora nel suo amore, come lui, avendo osservato i comandamenti del Padre, dimora nel suo amore (Gv 15,10). La fedeltà consiste nel seguire totalmente e costantemente ad ogni ispirazione interiore, in risposta agli inviti dello Spirito che parla al cuore dell’uomo. La fedeltà alle “piccole cose” significate dalla volontà di Dio del momento presente, dispone ad abbandonarci con piena fiducia alla conduzione libera dello Spirito:

II. Nella vita cristiana. Così la fedeltà appare, nella sua realtà dinamica e creativa, come attaccamento ad un disegno d’amore che si dispiega di giorno in giorno in modalità inedite; un disegno perseguito con ostinazione, malgrado gli ostacoli e gli eventuali sbagli. La decisione di amare non è fatta mai una volta per tutte. Va continuamente rinnovata, ogni giorno. È un’avventura nella quale si scopre la novità perenne dell’amore di Dio. Ci si accorge che è lui che guida, lavora, purifica, fa crescere. È lui che, con il suo Spirito, viene in noi per rispondere alle sempre nuove chiamate che segnano il cammino della vita. Di qui la dimensione attiva e insieme passiva della fedeltà: la tensione nostra, sempre rinnovata, per rinnegare tutto ciò che non è Dio e per donargli completamente cuore, mente, forze; l’azione di Dio che viene incontro alla nostra debolezza e che prende l’iniziativa della nostra purificazione, della nostra donazione, dell’itinerario di vita spirituale.
La fedeltà diventa una relazione viva e dinamica, un colloquio nel quale forse ci si dicono le cose di sempre, eppure fatte sempre nuove dall’amore. Come ogni rapporto anche questo ha una sua storia, un cammino, una crescita, con momenti belli, difficoltà, smarrimenti, notti, nuovi slanci, luce, pace, intimità... È un dialogo nel quale si intesse un legame sempre più profondo, attraverso il quale ci si realizza pienamente, in una crescita continua che ci porta a diventare quel capolavoro che Dio da sempre ha pensato: non si finisce mai di conoscersi e di amarsi. L’amore è sempre nuovo: è il rinnovamento permanente.
L’eternità dell’amore di Dio, incontrandosi con la storia concreta di ogni uomo, in quell’ora e in quel luogo, suscita un’altra eternità: chiama a stare con lui stabilmente, per sempre. Da sempre, nel suo grande amore Dio ci ha scelti in Cristo per essere, per sempre, santi e immacolati al suo cospetto (Ef 1,4). Lui da sempre, noi per sempre. Il suo da sempre ci trascina in un per sempre. Raggiunto dall’amore di Dio l’uomo è coinvolto in un processo d’amore che non ha fine e procede verso l’eternità, avvolto nell’infinito. Da parte di Dio la nostra storia non ha principio perché è “da tutta l’eternità”. Da parte nostra inizia con la chiamata personale di ognuno di noi, ma ha subito il sapore dell’eternità perché non avrà mai fine.
È chiaro allora che l’amore, per essere vero, non può avere limiti di tempo. L’amore, per andare in profondità, ha bisogno della durata. Ci vuole tempo per imparare a conoscersi pienamente. Solo con il tempo si raggiunge l’intimità vera. Un rapporto autentico e profondo è il frutto di una vita.


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