Quella della figlia di Giairo: come poteva non
compiere il miracolo, vista l’insistenza del padre, la sua fede?
Quella di Lazzaro: come poteva non ridargli vita,
lui che era suo amico e che tanto amava? E come poteva resistere alle insistenze
di Marta?
Ma del figlio della vedova di Nain? Non sappiamo
nulla né di lui né di sua madre. Gesù passa di lì per caso, in quel piccolo
villaggio a 10 chilometri da Nazaret.
Nessuno gli chiede la guarigione, nessuno lo prega,
nessuno gli manifesta la fede intensa necessaria al miracolo.
Gesù non passa di lì per caso. Come esclama la
gente a cose fatte, «Dio ha visitato il suo popolo». Gesù è il Dio che, di sua
iniziativa, viene incontro a questa nostra umanità sofferente simboleggiata da
un funerale in pianto. È mosso a compassione di una donna sola e disperata. Compatisce,
avverte in sé stesso la sua sofferenza, il suo dolore, fino a sentirli come
sofferenza propria e proprio dolore.
Gesù sa capire, come scrive la Lettera agli Ebrei; non è uno che «non
sappia prendere parte alle nostre debolezze»; egli stesso è «stato messo alla
prova in ogni cosa», fino a conoscere «forti grida e lacrime». Per questo
possiamo accorrere a lui «per ricevere misericordia e trovare grazia, così da
essere aiutati al momento opportuno» (4, 15-16).
La donna non l’ha supplicato, ma il suo pianto è
la più straziante delle suppliche e arriva dritto al cuore di Dio.
Anche noi spesso non sappiamo pregare, trovare
le parole giuste con cui rivolgerci a Dio. Anche attorno a noi tanti non sanno pregare,
anzi la disperazione può portare a bestemmiare e a maledire Dio. Eppure egli non
sei sordo al grido dei poveri, dei senza tetto, di chi subisce soprusi o è
solo, disperato...
Gesù continua a passare per le nostre strade,
incontra i nostri funerali, e ancora si commuove. Non se ne sta discosto, non
guarda da lontano. La sua è una prossimità concreta e tangibile, come quando
toccò fisicamente la bara del ragazzo.
Inverte il cammino di chi sta andando al
cimitero portando verso la vita, la luce, la gioia.
Passa
ancora lungo le nostre strade,
intercetta
il nostro patire e il nostro pianto
e
inverti il cammino di morte
verso
la tua risurrezione e la gioia,
tu
che vinci la morte
e
doni la gioia,
Signore
della vita.
Rendi
anche noi attenti alla sofferenza
di
chi cammina con noi
per
condividere la speranza
che
semini nel nostro cuore
e
giungere insieme nel tuo regno di vita e di pace.
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