Con il mese di giugno inizia la lettura del secondo volume del libro Un anno con Sant’Eugenio e i suoi Oblati, una serie di testi che ho raccolto per meditare, giorno per giorno, sul carisma oblato. Sono testi di sant’Eugenio, ma anche di molti altri Oblati.
La lettura quotidiana di questi testi può essere un modo
per rispondere all’invito del Superiore Generale, p. Louis Lougen: «In
questo speciale anno giubilare, vorrei invitare ognuno di noi a meditare sul
grande dono del carisma oblato, con immensa riconoscenza per la grazia della
vocazione di Missionari Oblati di Maria Immacolata. Il carisma oblato, dono
dello Spirito per la Chiesa intera, trasmessoci da Eugenio de Mazenod, è di
vitale importanza per la Chiesa e per i poveri» (Lettera alla Congregazione, 17
febbraio 2016).
Ecco il testo che ho
proposto per il 9 giugno:
Cristo, il grande
Oblato
La norma
suprema della vita religiosa non è una dottrina astratta, è una persona, Gesù
Cristo, da far rivivere oggi. Dobbiamo fare nostri, a misura d’uomo, azioni e
situazioni dell’Uomo-Dio. Ma Dio ha voluto assegnare ad ogni famiglia religiosa
un particolare aspetto della vita di Gesù, l’osservanza di una particolare
virtù, in modo che, pur praticandole tutte, si distingua per l’esercizio
eminente dell’una o dell’altra, che costituisce così il tratto dominante della
fisionomia spirituale. Ora, quando Dio assegna un nome, fissa al tempo stesso
una missione, un compito da eseguire, un programma da realizzare. Anche la
Chiesa, rappresentante di Dio, assegnandoci il titolo di Oblati, tanto caro ai
nostri cuori, sembrerebbe delimitarci come primo obiettivo quello di onorare,
riprodurre, rivivere l’oblazione di Cristo, soprattutto di praticare le virtù
presenti nell’oblazione del Cristo: il suo amore ardente per Dio e le anime, lo
zelo, l’abnegazione, l’obbedienza, l’umiltà.
Cristo è il grande Oblato. La Lettera
agli Ebrei ci dice che il primo atto di Gesù entrando nel mondo è stato un atto
di obbedienza. E questa offerta iniziale è continuata ininterrottamente per 33
anni fino alla solenne oblazione della Croce. L’oblazione di ogni attimo si è
infatti consumata sul Calvario, perché qui Dio ha accettato per sempre il sacrificio
del Figlio.
Cristo
è Oblato di Maria, e l’affermazione ha un fondamento teologico.
Nell’Incarnazione, Egli si offre in Maria. Non contenta di essere l’altare di
questa prima oblazione, come dice M. Olier, Maria vi si associa attivamente e
liberamente offrendo ciò che Dio le ha dato per la salvezza del mondo. Alla
Presentazione al Tempio, è attraverso le mani di Maria, che Gesù si offre a Dio
Padre. Dio riceve così Gesù da Maria: sarà così per tutta la vita, sarà così
nella morte. Maria è perennemente associata all’offerta di Gesù e a un grado e
in un modo esclusivi: Gesù è il tesoro che offre a Dio per la salvezza degli
uomini. Chi oserebbe sostenere che si tratta di una pia esagerazione chiamare
Gesù Oblato di Maria? (Pour une spiritualité oblate. Compte rendu des
réponses à l’enquête sur la spiritualité oblate, « Études
Oblates » 10 [1951], p. 99-100)
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