Vorrei
condividere con Lei un pensiero conseguente alla lettura del Suo blog del 30
maggio 2016 e ad alcune riflessioni personali che ho fatto in questi ultimi
mesi. Il tema centrale è l’Eucaristia e l’adorazione durante la Santa Messa o
anche nelle visite al Santissimo Sacramento.
È molto bella la descrizione che Lei fa di quei
momenti in cui, ancora bambino, accompagnato sapientemente da Suo Padre,
partecipava alla Santa Messa. Già solo dalle Sue parole sembra quasi di
rivivere la solennità e, soprattutto, la sacralità che Lei poteva respirare e
nella quale era immerso durante la celebrazione.
Io sono un papà di due splendidi bambini, rispettivamente
di 13 e 8 anni. Per loro, ma anche per me e mia moglie, mi sono posto in questi
mesi alcune domande e mi sono trovato a riflettere sul modo in cui noi
genitori, nella Chiesa e con la Chiesa, possiamo trasmettere la fede ai nostri
figli. Ho sempre pensato (e non sono certo io a scoprirlo) che la società
attuale allontana sempre più le persone dalla riflessione e dalla meditazione.
In un clima del genere appare davvero improbabile che un bambino (e anche un
adulto) possa giungere addirittura all’adorazione e alla contemplazione. Ma c’è
sempre la Chiesa che ci guida e che custodisce integro il tesoro della Fede. La
Liturgia in particolare può essere considerata, a mio avviso, uno degli
‘’antidoti’’ più efficaci contro la superficialità, il chiasso, le brutture e
il relativismo tipici della nostra epoca (anche se, credo, non sia questo il
suo compito specifico).
Ricordo (e spero di ricordare bene…) d’aver letto in
qualche scritto del card. Ratzinger (non ricordo se era già diventato S.S.
Benedetto XVI) che la Liturgia deve condurre all’adorazione. Trovo questo
concetto davvero folgorante e ritengo che proprio la solennità della Liturgia
possa aiutare noi genitori a vivere personalmente e quindi poter trasmettere ai
figli il senso e la presenza del Sacro. Ciò vale sempre, anche quando i figli
sono piccoli; anzi, direi soprattutto quando sono piccoli. Non bisogna affatto
temere che i bambini si annoino a causa di una celebrazione troppo solenne;
siamo noi genitori che possiamo e dobbiamo aiutarli pian piano ad entrare nel
mistero. Per consentire ai bambini di comprendere e vivere pienamente la
Liturgia non bisogna banalizzarla né “spettacolarizzarla” ma bisogna
coinvolgere e responsabilizzare i genitori. Così come, appena nati, li abbiamo
nutriti e abbiamo sminuzzato loro il cibo, allo stesso modo, insieme ai
Sacerdoti e sotto la loro guida, li potremo e dovremo condurre per entrare
nello spirito della Liturgia.
Io sono convinto (ed anche questo non sono io a
scoprirlo ma come papà lo posso certificare) che i bambini abbiano una
grandissima capacità di capire i segni prima ancora di poter capire il
significato delle parole. Attraverso i segni possono capire ciò che nessuna
parola potrebbe spiegare. Grazie a questa capacità hanno compreso, appena nati,
che cos’è l’amore della Mamma e del Papà. Da grandi studieranno libri interi
sull’amore ma, appena nati, lo hanno sperimentato senza che la loro mente
potesse comprendere una sola parola.
Ciò che Lei ha descritto nel suo blog credo sia
un’altra prova di tutto ciò: a soli tre/quattro anni Lei, sostenuto
amorevolmente e saggiamente da suo Padre, riusciva a cogliere perfettamente il
contenuto e il significato dell’Eucaristia eppure non era certo capace di
comprendere un solo concetto di teologia e neppure di catechismo. Era, appunto,
la Liturgia che lasciava fluire il Sacro ed elevava il Suo piccolo cuore a Dio
attraverso l’adorazione!
Da ragazzino, subito dopo la Cresima, i miei genitori
iniziarono a portarmi a Messa con loro al Santuario di San Francesco di Paola
(io sono originario di Paola). Ed io sono cresciuto così; nella solennità di
quelle celebrazioni liturgiche di cui è rimasto impresso “il profumo” nel mio
cuore e nella mia mente.
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