Partiamo insieme, Gesù in verticale, per le vie del cielo,
gli apostoli in orizzontale, per quelle della terra.
Percorsi diversi, eppure è lo stesso cammino.
Gesù non poteva scendere più in basso: fatto uomo, ucciso,
sepolto;
e non poteva salire più in alto: nel seno del Padre.
Ci ha raggiunti nell’abisso della nostra caduta, fino all’inferno;
ci ha presi per mano e ci ha trascinati con sé in cielo,
per sedere con lui nella gloria alla destra del Padre.
Ha portato la nostra carne, che è la sua carne,
nell’intimo della Trinità e ha fatto divina la nostra umanità.
Il suo cammino di salita al cielo è dunque anche il nostro cammino.
Con la nostra fragilità umana, la nostra storia di fango e di
piccole gioie,
anche noi siamo assunti nella gloria, fatti cielo.
Dov’è il capo lì è il suo corpo, dove il pastore lì è il suo
gregge.
Eppure al nostro cammino Gesù assegna una
direzione diversa:
essere suoi testimoni qua sulla terra.
Gesù elevato in cielo, gli Undici in partenza a predicare sulla
terra.
È la vocazione della Chiesa, di ognuno di noi.
Raggiungere ogni popolo, parlare tutte le lingue,
penetrare nei cuori, testimoniare Gesù.
Ne saremo capaci? Riusciremo?
Sì, forti della sua benedizione.
L’ultimo gesto di Gesù, con quale lo vediamo salire al cielo, è alzare le mani e benedire,
comunicando a noi la potenza il suo Spirito. Cosa vogliamo di più?
Nessun commento:
Posta un commento