Sull’autostrada Roma-Pescara, all’uscita dalla lunga galleria che passa sotto i monti che fanno da spartiacque tra la Marsica e la valle del Sagittario, appare, arroccato su uno sperone del monte Lupare (tutto dire!), un paesetto incantato, solitario in mezzo alle montagne. Anche questo mi ha sempre attratto, anche se non avevo mai avuto l’opportunità di visitarlo. Questa volta, tornando da Pescara, mi sono fermato quanto basta (cioè troppo poco). C’è addirittura un casello dell’autostrada tutto per lui. In altri tempi chissà com’era raggiungibile…
Mi racconta della sacra dei serpari che ogni anno, il primo
maggio popola il paese di visitatori. Un rito ancestrale degli antichi Marsi,
in onore della dea Angizia, che insegnava l’arte dei controveleni, poi
convertito in rito cristiano grazie a san Domenico di Cocullo, monaco, che
liberò la regione da una invasione di vipere. Il primo maggio, dunque, il santo
passa per il paese e durante la processione viene addobbato con decine e decine
di serpi vive che i “serpari” raccolgono con cura nei giorni precedenti…
Cammino per il paese e scopro un gioiello d’arte e storia. Nella chiesa della Madonna delle grazie affreschi trecenteschi che da soli farebbero il tesoro di un museo. Ma soprattutto le case con i portali scolpiti, la torre antica, i passaggi tra una viuzza e l’altra, le porte del paese, gli scorci delle montagne che s’aprono ad ogni curva. Un gioiello deposto sulla montagna, fuori dal mondo, dove la pietà cristiana ha lasciato capolavori d’arte e dove si può godere del gusto raffinato di un popolo sperduto sul monte Lupare…
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