giovedì 19 maggio 2016

21 maggio: festa di sant'Eugenio


21 maggio, dies natalis di sant'Eugenio de Mazenod.
La giornata si presenta ricca di appuntamenti, per terminare, a sera, con la lettura di un brano del racconto della sua vocazione. Adonella è una grande interprete. Ne dà un saggio in questo video:


Una pagina di quel racconto: 1807:

«Padre Denis, ho bisogno di parlarle». Eugenio si era recato come al solito alla chiesa dello Spirito Santo. Il sacerdote lo guardò con un leggero sorriso, chiuse il breviario e lo invitò a sedersi accanto a sé, sulla panca vicino all’altare.
«Ti ascolto, Eugenio». Eugenio si sedette, poggiò i gomiti sulle ginocchia, mise il volto tra le mani e rimase in silenzio, a lungo.
«Ti ascolto, Eugenio», ripeté padre Denis con pazienza. Le spalle del giovane iniziarono lentamente a sussultare, mentre le mani continuavano a nascondere il volto.
«Stai piangendo, vero? Come venerdì scorso in cattedrale».
«L’aveva notato, padre?».
«Non passa inosservato un giovane par tuo che in cattedrale, nel bel mezzo della celebrazione della croce, scoppia in lacrime».
«Erano lacrime di gioia. Di dolore e di gioia. Come adesso».
Dopo un altro momento di interminabile silenzio, padre Denis ripeté: «Ti ascolto, Eugenio».


Come raccontare quell’indicibile momento di dolore e di gioia? Il “canonico laico” era immancabilmente in cattedrale anche per la grande liturgia del Venerdì Santo. Il vescovo precedeva la processione portando la croce velata di viola. Ecce lignum crucis…, cantò con voce flebile, e scoperse un braccio della croce. Venite adoremus, risposero, cadendo in ginocchio, gli uomini della confraternita con la cappa bigia, il cappuccio, i ceri. Il vescovo aveva ripreso il cammino nell’altissima navata della cattedrale rischiarata dai raggi del sole, che scendevano dal rosone di fondo. Era come se quei raggi infuocati andassero dritti al cuore di Eugenio e gli illuminassero l’anima e gli svelassero, con l’evidenza della luce e della verità, il peccato che vi si annidava. Ecce lignum crucis… Il secondo braccio del Cristo fu snudato. Com’erano grandi, spalancate quelle braccia, proprio come quelle del Crocifisso dei de Mazenod; lo avvolsero, lo strinsero a sé. Al terzo annuncio il Cristo splendeva sulla sua croce di martirio e di gloria: il Salvatore. Eugenio scoppiò in pianto, incurante di quanti gli stavano attorno. […]

Tornato a casa, Eugenio si sedette allo scrittorio, volendo fissare i suoi pensieri. Ma erano troppo dolci, troppo impetuosi per poter essere messi per iscritto. Sentiva soltanto una immensa gratitudine e una pace profonda.

Signore, Principe magnanime, mi spiavi da tempo
e, senza che io lo sapessi, attendevi il momento propizio
e la fessura adatta per arrivare al cuore e penetrarvi.
Sei giunto d’improvviso, quando meno l’aspettavo.
La tua infinita misericordia si è riversata su di me
come una cascata di luce.
Dio onnipotente, mi ha usato violenza
– quale dolce violenza! degna d’un Dio misericordioso –
e mi hai attratto a te.
Sentendoti così vicino, vorrei chiederti: Perché?
Perché svelare il tuo amore proprio a me?
Non c’è un perché alla tua predilezione.
Vorrei chiederti cosa ti attendi da me.
Ma non è questo il momento,
adesso non c’è futuro:
c’è soltanto un dolce presente,
la tua presenza, e mi basta;
da sola dà già senso alla mia vita.

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