Tante volte ho attraversato l’affascinante
rude Marsica per andare a Pescara. Celano, al limite della conca del Fucino, mi
ha sempre attirato, nel attirato il desiderio di vedere la patria di Tommaso da
Celano, il primo biografo di san Francesco.
Questa volta mi sono finalmente
fermato a visitare il paese. Su questo altopiano, in mezzo alle montagne, la
primavera non è ancora arrivata. Fa freddo. Non certo come quando vi arrivò san
Francesco, nell’inverno tra il 1215-1216, quando vi compì un miracolo, come
narra proprio il beato Tommaso da Celano, che forse lo aveva accompagnato personalmente
nella sua terra.
Non c’era ancora il possente
castello dei Piccolomini che domina la città. Da lontano sembra una costruzione
fredda, cerebrale, ma visitandolo mostra un volto più signorile e pur sempre
severo.
Nella chiesa di san Francesco, sotto
una tavola che ritrae il beato di Celano con in mano la biografia da lui
scritta – anche se ne ha scritte due! oltre al libro dei miracoli –, sono
conservati, in un piccolo reliquiario, i suoi pochi resti.
Rileggo il Prologo della Vita Prima:
“Per ordine del glorioso signor papa Gregorio, mi sono accinto a narrare
diligentemente gli atti e la vita del beatissimo padre nostro Francesco. Ho
cercato di farlo con ordine e devozione, scegliendo sempre come maestra e guida
la verità. (…) mi sono limitato a trascrivere con fedeltà almeno quelle cose
che io stesso ho raccolto dalla sua viva voce o appreso dal racconto di
testimoni provati e sinceri…”.
Grazie beato Tommaso per averci
lasciato l’opera più bella su san Francesco! La tua bella Celano è da te resa
ancora più bella.
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