«Costui
non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la
madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Come può essere Dio
se è uomo? Come può venire dal cielo se viene da un padre e una madre che
conosciamo bene?
Gesù contro la
diffidenza dei contemporanei afferma ripetutamente: «Sono disceso dal cielo,
sono disceso dal cielo, questo è il pane disceso dal cielo…». Sì, è veramente
Dio.
Nello stesso
tempo afferma di essere pane, che si può mangiare. Ha un corpo datogli da una madre,
una carne che lo porterà alla morte. Sì, è veramente uomo.
È uomo: sangue
versato, carne immolata. Proprio in questa carne umana, che ci dà da
mangiare, passa la sua vita divina. È «Pane disceso dal cielo».
Pane: tutto uomo.
Disceso dal cielo: tutto Dio.
Pane: tutto uomo.
Disceso dal cielo: tutto Dio.
Se mangiamo il
suo pane, così da essere il tuo stesso corpo, cosa sarà di noi? Sarà vero, anche
in noi, il suo mistero?
«Sei uomo o sei
Dio?», gli chiedevano allora.
La stessa
domanda potrebbe essere rivolta a noi: «Siete uomini o siete dei?».
Se è vero che Dio
si sei fatto uomo, è altrettanto vero che fa dell’uomo dio: umano e divino
fanno unità, in noi come in lui.
Ricominceremo a
mormorare, come gli ebrei di allora, perché ci sembra impossibile? O non
dovremmo piuttosto credere a quanto egli dice?
Al di là
della nostra piccolezza e della nostra fragilità, dobbiamo credere nel suo pane
che ci fa altrettanti Lui, dobbiamo credere che siamo altri Lui.
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