Ieri mi sono sbagliato. Il momento più importante della
messa è quando si legge la Parola di Dio. Gesù-Parola e Gesù-Eucaristia,
ricordava padre Jesús Castellano, non si possono separare: «occorre mangiare
prima Gesù-Parola, occorre prima credere in lui, accettare lui e poi prendere
Gesù come pane di vita eterna. Noi cristiani abbiamo pensato alle volte di
poter andare a mangiare l’Eucaristia dimenticandoci della Parola. La Parola
precede e segue, perché l’Eucaristia è pane di vita nella misura in cui c’è una
fede che accoglie Gesù e le sue parole».
Tante volte le letture si ascoltano distrattamente.
Può accedere che alla fine della messa non ci si ricordi neppure il vangelo
ascoltato (o meglio, non ascoltato).
San Girolamo notava: «Quando ci accostiamo ai santi
misteri... se cade un frammento ci turbiamo. Ma se, quando noi ascoltiamo la
Parola di Dio – che è Parola di Dio e corpo e sangue di Cristo che ci viene
donata con la predicazione – noi stiamo pensando ad altra cosa, badate bene in
quale pericolo noi incorriamo». Se le parole annunciate cadono per terra nessuno
si turba.
Eppure è Cristo che parla quando si annuncia il suo
Vangelo ed entra in noi proprio attraverso la sua parola. Sono note le parole
di Paolo VI rivolte alla parrocchia di sant’Eusebio a Roma: «Come si fa
presente Gesù nelle anime? Attraverso il veicolo, la comunicazione della parola
passa il pensiero divino, passa il Verbo, il Figlio di Dio fatto Uomo. Si
potrebbe dire che il Signore si incarna dentro di noi quando noi accettiamo che
la sua parola venga a vivere dentro di noi». Non era così che Paolo generava i
suoi fedeli? «Vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo» (1 Cor 4, 15).
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