A dire la verità il momento più importante della messa
è quello subito dopo la consacrazione, quando ci viene annunciato che ciò che
stiamo celebrando: il “mistero della fede”.
A cosa servirebbe che Cristo si rendesse nuovamente
presente nel suo mistero pasquale se noi non lo accogliessimo con l'atto di fede? Sì, perché la fede non è soltanto un assenso della mente, è
soprattutto una adesione di tutto noi stessi, un abbraccio che riconosce e accoglie
il dono.
È per questo che professiamo la nostra fede
annunciando la sua morte e la sua risurrezione, nell’attesa della sua vita:
il mistero che celebriamo avvolge passato, presente e futuro collocandoci
nell’eternità.
La tradizione, già al momento dell’elevazione
silenziosa, ci ha insegnato a proclamare, in maniera altrettanto silenziosa, la
nostra fede, facendo proprie le parole di Tommaso: “Signore mio e Dio mio”: Come
lui anche noi riconosciamo sull’altare il Signore risorto. Siamo noi quei beati
che credono anche senza vedere.
“Mistero della fede”. Sì, qui vi è la Realtà che ci raggiunge
e si dona e che noi accogliamo nell’atto di fede. Ci siamo, uno davanti all’altro,
nel dono reciproco.
E' veramente grande questo mistero della fede, proprio da cadere in adorazione.
E' veramente grande questo mistero della fede, proprio da cadere in adorazione.
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