Oggi la liturgia ci ha rilanciato
l’invito di Atanasio sinaita (siamo a metà del VI secolo) ad entrare “in una
condizione stabile di trasfigurazione”, poiché, una volta resi “partecipi della
divina natura”, non si può più vivere contro natura.
Non c’era cornice migliore, per
accogliere tale invito, della visita di oggi a Tonadico e Fiera di Primiero nel
Trentino, i luoghi che nel 1949, in questi stessi mesi estivi, furono testimoni della
partecipazione di Chiara Lubich alla trasfigurazione di Gesù. Ormai lo
attestano pubblicamente le targhe che il comune ha predisposto lungo l’itinerario
turistico, a ricordo del “Paradiso ’49”.
La Trasfigurazione del Signore è
tutta avvolta nella luce, quella stessa luce che si riflette nell’esperienza di
Chiara come in quella di tutti i mistici che vengono portati, al pari di
Pietro, Giacomo e Giovanni, sull’alto monte della contemplazione. Essi, afferma
l’apostolo Paolo - ed è la vocazione di ogni cristiano -, «riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore», vengono
«trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione
dello Spirito del Signore».
La prima volta che salii sul
monte Tabor, mi sentii spalancare l’anima, sulle dimensioni dell’orizzonte amplissimo
che da lassù mi si apriva d’intorno. Si è quasi abbacinati dal riflesso della luce
della Trasfigurazione che sul Tabor pare continui a splendere. Lo stesso senso di
vastità e di beatitudine, quasi si dilatasse l’anima, l’ho avvertita le altre
volte che ho avuto la grazia di salire ancora su quell’“alto monte”, come lo chiamano
i Vangeli.
Così oggi, a Tonadico il cielo
era inondato dalla stessa luce del 1949, quella che Chiara vedeva rispecchiata nella natura, come annotava nelle sue
carte di allora: “Arrivate lassù… io avvertii che non era tutto fiamma solo
dentro di me ma, in certo modo anche fuori di me”. Racconta di “un tramonto
meraviglioso”, di “un cielo d’un azzurro mai visto”, di raggi di sole appena
tramontato dietro una montagna che “saettavano verso il cielo”, di “sole che
cadeva a perpendicolo”, del “contorno della natura” che non potrà mai
dimenticare… La natura d’intorno rifletteva la luce taborica che ella stava
sperimentando.
La stessa luce si è oggi riflessa
in noi, in una giornata che non potremo mai dimenticare, invito ad entrare “in
una condizione stabile di trasfigurazione”, di Paradiso.
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