È evidente che mi sono sbagliato. Il momento più
importante della messa è quello nel quale si compie il gesto di Gesù e si
ripetono le sue parole. È proprio quello che ci ha chiesto di fare: “Fate
questo in memoria di me”.
La messa è tutta qui, nel rifare quello che Gesù ha
fatto, rendendo così presente e vivo il suo gesto di allora. E cosa ha fatto
allora? Ci ha dato la sua vita, significata nel pane spezzato, nel vino versato.
Non è uno spettacolo al quasi si può assistere
passivamente: è una “azione” liturgica, nella quale si rivive l’evento pasquale
che Gesù avrebbe compiuto sulla croce e che aveva anticipato in quell’ultima
cena.
L’Eucaristia è il sacramento dell’amore estremo di
Cristo che fissa per sempre quell’“avendo amato i suoi li amò fino in fondo”. È
il luogo dell’amore pienamente donato, dove si impara ad amare e che rende
possibile l’amore.
È la vera Pasqua, quella di cui quella ebraica era
prefigurazione. È il passaggio di Gesù al Padre e, in Gesù, di tutta l’umanità
redenta. È il momento che apre il Cielo perché la Trinità si riversi sulla
terra e l’umanità possa entrare in Cielo.
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