È
lo spettacolo che ci prepara domani piazza san Pietro: Francesco e Benedetto
XVI, con i nuovi santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Il
cardinal Martini, pur consapevole della santità di Giovanni Paolo II, non ne
riteneva opportuna la canonizzazione: si sa che i papi sono santi, che bisogno
c’è di dirlo a tutti; mica possono essere indicati come modelli. In quanto papi
saranno modello soltanto per Benedetto e Francesco e per quelli che seguiranno,
ma per tutti noi, popolo di Dio, che senso ha riconoscerli pubblicamente santi?
In
un tempo come questo di grande sfiducia nelle istituzioni pubbliche e nella
politica, di diffidenza verso i leader che si rivelano sempre meno persone
davvero carismatiche, sapere che almeno la Chiesa è guidata da santi mi sembra
una iniezione di fiducia e di speranza. Tanto più che i due dal Cielo
continuano a portare avanti tutto il popolo di Dio, da vere guide carismatiche!
Non
ricordo di aver incontrato di persona Giovanni XXIII, ma i suoi scritti, i
tanti filmati visti, e soprattutto l’evento del Concilio sempre vivo, ce lo
hanno reso così presente e familiare che sembra di averlo conosciuto da sempre.
Con
Giovanni Paolo II i contatti personali sono stati tantissimi: le
concelebrazioni nella sua cappella privata in Vaticano e a Castel Gandolfo, la
serata indimenticabile con i giovani di Albano nel giardino del Centro
Mariapoli, gli incontri con gli Oblati, nella nostra parrocchia di Roma o
durante i capitoli generali… Quante occasioni per uno scambio di parole
sincere, per essergli accanto nella preghiera – potrà mai dimenticare il suo
raccoglimento e l’intensità della sua preghiera?
L’incontro
più bello, l’ultimo, il 3 ottobre 2004, in occasione della canonizzazione di
Pietro Vigne in piazza san Pietro. Ho potuto concelebrare proprio vicino a lui.
Era ormai all’estremo delle forze. Accanto il grande Crocifisso. Le due figure,
quella del papa e quella di Cristo in croce, mi si sovrapponevano in una
continua dissolvenza. Al termine della messa, quell’indimenticabile sguardo che
ha accompagnato la benedizione che mi ha dato mentre stavo in ginocchio davanti
a lui, in un attimo che mi è sembrato senza tempo: la sua vita e il suo amore
erano tutti in quello sguardo, non gli restava altro, nemmeno il soffio per una
parola. Sono sicuro che continua a guardarmi e a benedirmi, come in quel
giorno.
Ieri ho visto il dibattito su LA7 in merito all'evento di oggi. Sentire Dario Fo che difendeva a spada tratta il pontefice quando un giornalista fortemente anticlericale definiva papa Francesco "un furbecchione che sa fare marketing con l'immagine ma non sa dire niente di nuovo per l'uomo" mi ha fatta restare senza fiato. Credo che la sofferenza di Giovanni Paolo II, il rifiuto coraggioso di Benedetto abbiano riaperto la strada per il dialogo con tutti coloro che hanno la mente e il cuore liberi di amare.
RispondiEliminaNoi che abbiamo vissuto per almeno cinquant'anni del ventesimo secolo siamo stati fortunati ad avere dei papi santi: Voglia Iddio che il nostro non sia stato solamente un fuoco di paglia...Lo Spirito Santo continua ancora a darci un papa "che ci sa fare", venuto da lontano ma che sa guardare da vicino...Ancora per noi sarà un fuoco di paglia? Sapremo ascoltare le sue parole, i suoi gesti e fare comunione con i fratelli? Ascoltare, pregare e fare?
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