martedì 15 aprile 2014

Quando apa Pafnunzio salvò il mondo


Mentre scorrevano i giorni che lo avvicinavano alla Pasqua, che apa Pafnunzio continua a contemplare il Crocifisso. Ora che sapeva quando il Cristo aveva salvato il mondo, si domandava se anche lui avrebbe dovuto prendere su di sé la croce e lasciarsi innalzare, come il Cristo. Fu così che la contemplazione divenne preghiera:

Vuoi fare di noi i tuoi corredentori che con te condividano e assumiamo i mali del mondo, a cominciare da quelli che albergano nel nostro cuore. Come sanare questo nostro mondo e portartelo unito tra le nostre braccia? Ci chiami ad operare come te: a dire e scrivere parole di sapienza, a moltiplicare i pani, a sanare malati, a lavorare per la giustizia, ad amare con i fatti… Ma forse anche per noi l’opera più grande la compiremo quando ci sentiamo e siamo inutili, ammalati, impotenti… Allora possiamo farci davvero cirenei accanto a te.
Oggi che la tua croce s’innalza davanti ai nostri occhi, quella croce che tutti a te attira e compie l’unità, si erge anche la nostra croce, quella che ci hai invitato a portare dietro di te per essere tuoi veri discepoli, degni di te. E’ quella che ci salva, è con quella che potremo contribuire a salvare.

Solo il silenzio
riconoscente
è degno di stare dinanzi a te
Crocifisso
e il cuore aperto
che accoglie il dono.
Donaci di abbracciare la tua croce
nella nostra croce
nelle croci innalzate
Sui calvari del mondo
fino a farle sparire.
Rimanga soltanto
l’abbraccio con te.

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