Mentre scorrevano i giorni che lo
avvicinavano alla Pasqua, che apa Pafnunzio continua a contemplare il
Crocifisso. Ora che sapeva quando il Cristo aveva salvato il mondo, si
domandava se anche lui avrebbe dovuto prendere su di sé la croce e lasciarsi
innalzare, come il Cristo. Fu
così che la contemplazione divenne preghiera:
Vuoi fare di noi i tuoi corredentori
che con te condividano e assumiamo i mali del mondo, a cominciare da quelli che
albergano nel nostro cuore. Come sanare questo nostro mondo e portartelo unito
tra le nostre braccia? Ci chiami ad operare come te: a dire e scrivere parole
di sapienza, a moltiplicare i pani, a sanare malati, a lavorare per la
giustizia, ad amare con i fatti… Ma forse anche per noi l’opera più grande la
compiremo quando ci sentiamo e siamo inutili, ammalati, impotenti… Allora
possiamo farci davvero cirenei accanto a te.
Oggi che la tua croce s’innalza
davanti ai nostri occhi, quella croce che tutti a te attira e compie l’unità,
si erge anche la nostra croce, quella che ci hai invitato a portare dietro di
te per essere tuoi veri discepoli, degni di te. E’ quella che ci salva, è con
quella che potremo contribuire a salvare.
Solo
il silenzio
riconoscente
è
degno di stare dinanzi a te
Crocifisso
e
il cuore aperto
che
accoglie il dono.
Donaci
di abbracciare la tua croce
nella
nostra croce
nelle
croci innalzate
Sui
calvari del mondo
fino
a farle sparire.
Rimanga
soltanto
l’abbraccio
con te.
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