La breve meditazione sulla croce, che ho
proposto in questi giorni alla comunità, si chiude - è il sesto punto - con l’immagine del superiore generale, p.
Louis Lougen, che benedice, come è solito fare, con la croce oblata. È la
stessa croce che aveva con sé sant’Eugenio e che passa di mano in mano ai
superiori generali che gli si sono succeduto. Un bellissimo segno di
continuità. Parlando ai nostri laici in Canada, p. Louis spiegava così il senso
della croce:
Il carisma, questo dono che cerchiamo di esprimere con la vita, è un modo di
conoscere e di seguire Gesù.
La sua vita sembra un fallimento totale. Lo vediamo infatti sospeso alla
croce, abbandonato da quasi tutti i suoi compagni.
Sembra che, come Oblati, Associati, Fratelli e Padri professi, abbiamo in
noi una sorgente di vita che ha le sue origini in questa esperienza di
desolazione totale e di abbandono. All’interno di questa densa notte, nasce la
più forte espressione di un amore incondizionato.
È
l’amore di un Figlio per un Padre e l’amore di Dio per il suo popolo.
È
stata l’esperienza del giovane Eugenio de Mazenod, quando entrò in chiesa, il Venerdì
santo del 1807. Quel Venerdì santo Sant’Eugenio vide Gesù sulla croce. Lo vide con
una percezione unica, mai prima sperimentata in quella maniera. La sua vita ne
fu sconvolta, quando percepì che il sangue di Gesù e la sua vita intera erano
stati donati perché avessimo la vita in abbondanza.
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