martedì 22 aprile 2014

Assolutamente sì

Ho fatto ancora in tempo a vedere il sensale che invitava i due contraenti a darsi la mano, mentre lui metteva la sua sulla stretta delle altre due: il contratto era sigillato, per sempre; non c’era bisogno di firmare carte. È un’immagine indelebile della mia infanzia che questa mattina mi è riapparsa improvvisa alla mente sentendo, per l’ennesima volta, quel fatidico “Assolutamente sì”. Per il momento non l’ho ancora sentito pronunciare durante il matrimonio, ma forse presto alla domanda: “Vuoi tu prendere…”, mi capiterà di sentir rispondere: “Assolutamente sì”. Perché “assolutamente”? Non basta il semplice “sì”?
Quell’“assolutamente” lo si ripete ormai automaticamente, senza rifletterci, soltanto perché divenuto di moda, e quindi senza malizia. Tuttavia mi pare che alla sua origine vi sia una mancanza di fiducia. Verso se stessi, innanzitutto. Abbiamo bisogno di ribadire l’adesione perché non ne siamo pienamente convinti. Ogni “sì” implica una scelta, una decisione, un conseguente impegno alla coerenza. E mai come oggi sembra difficile scegliere, decidere, rimanere coerenti.
Quell’“assolutamente” è indice anche di mancanza di fiducia nell’altro. O meglio, nasce in noi il sospetto che l’altro sia a conoscenza della fragilità delle nostre certezze e che dubiti dell’autenticità del nostro “sì”. Per questo occorre ribadirlo, nel tono della voce e nell’espressione, con forza, in proporzione alla debolezza dell’affermazione in sé.
Gesù, in una delle sue affermazioni “assolute” ha chiesto di dire nient’altro che “sì” quando c’è da dire “sì” e no quando c’è da dire no: “Sì, sì; no, no; il di più viene dal Maligno”. Il contesto di questo detto è l’invito a superare il comandamento di “non giurare il falso”, fino a non giurare affatto. Il giuramento è infatti una garanzia della verità della propria parola. Ma perché giurare se uno dice soltanto e sempre la verità? Conformarsi a questa richiesta evangelica sarebbe risolutivo non soltanto per il complesso mondo giudiziario, ma per gli stessi rapporti quotidiani della vita sociale, familiare, per le relazioni tra amici. Non dovremmo ritrovare una maggiore sincerità e fiducia in noi stessi e negli altri? Assolutamente sì! Sorry, volevo dire semplicemente: sì.


1 commento:

  1. I nostri " si " emergono in un contesto culturale che accetta la filosofia del relativismo ,del "mondo liquido" dove la solidità di un sì ,si sgretola e di scioglie quasi inevitabilmente. Siamo piccole isole che emergono su questo liquame insidioso che ci potrebbe sommergere .Spesso nella Parola di Dio si esprime il concetto di "roccia " riferito a Dio stesso,perchè Egli è la nostra sicurezza nella liquidità che ci circonda .

    RispondiElimina