A Cádiz continua la preparazione della Settimana Santa. Ora che sono
montati, i carri con Cristi e Madonne vengono adornate di fiori. Tutto è curato
nei minimi particolari. Le statue, d’una perfezione anatomica, opera di grandi
artisti, nell’espressione del loro dolore sono di una bellezza struggente. Nel
chiostro del convento si lucidano i candelieri d’argento che saranno portati in
processione, i turiboli, le mazze. Lavorano famiglie intere, anche i bambini. I
giovani fanno le prove della parata, quando saranno rivestiti di piviali di broccati
e velluti. Altre persone pregano in chiesa, davanti alle statue che in fondo
sono fatta apposta per essere pregate. Il lavoro sta procedendo senza sosta,
anche se con calma, precisione e concentrazione. Nelle sedi delle due
confraternite, dall’altra parte della strada, dove si possono ammirare i cimeli
antichi e da dove vengono impartiti gli ordini, si offrono panini e bibite
perché nessuno pensa di lasciare il posto di lavoro per andare a pranzare a
casa. È un coinvolgimento totale, anima e corpo, notte e giorno.
Tutto il vicinato è implicato. Si stendono i setini alle finestre, si
provano gli strumenti, i canti. È un grande evento sociale. Domani, da tutte le
chiese inizieranno a partire le processioni che percorreranno la città e che passeranno
nella cattedrale.
Entro anch’io nella cattedrale. Un’architettura originalissima, di un
sobrio barocco, mi si para davanti in spazi candidi dilatati in ogni direzione.
I grandi pilastri si ergono ognuno con otto colonne quasi perdendosi in alto.
Tutto è pronto per il grande evento: la Settimana Santa andalusa. Non la vedrò
perché, appena arrivato qui a Cadice, devo già ripartire: il tempo per avere un
saggio della preparazione di un momento sacro che prende l’intera città. Gli fa
da pendant il carnevale.
Che bello questo popolo, che sa unire sacro e profano, festa e lutto, gioia
e pianto. C’è un tempo per ogni cosa sotto il sole. E occorre vivere bene ogni
momento, così come Dio ce lo dà.
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