Il vangelo di Marco
è il più antico e il più breve, ma forse il più sorprendente e affascinante tra
i quattro racconti della storia di Gesù raccolti nel Nuovo Testamento.
Ci permette infatti di accedere alla sorgente della fede
cristiana per un “corpo a corpo” con Gesù: un Gesù non addomesticato, non
edulcorato, non esaltato, ma nella sua storica ruvidezza, nella sua provocante
misteriosità, nella sua coinvolgente originalità.
Così Piero
Coda nell’introduzione al suo Gesù il
Figlio nel Vangelo di Marco, Città Nuova, Roma 2013. Un libro sobrio, essenziale,
che procede per accenni, suggerisce spunti di riflessione, apre su
un’intuizione, ti lascia solo a tu per tu (a “corpo a corpo”) con Gesù, ti
offre campo libero per pensare, pregare, confrontare la vita con la purezza del
Vangelo.
Un libro
che mi ha accompagnato in questi giorni e può continuare ad accompagnare lungo
questo tempo di Quaresima, tempo di digiuno per poter mangiare con più gusto la
parola di Dio.
Intanto la mia bella Aix, nei ritagli di tempo, non può fare a meno di esercitare tutto il suo fascino discreto.
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