“Non avranno altro segno distintivo
se non quello proprio del loro ministero, ossia l’immagine del Signore
Crocifisso. Il Crocifisso sarà come le credenziali presso i diversi popoli a
cui sono inviati. Esso ricorderà loro continuamente che sono chiamati all’umiltà,
alla pazienza, alla carità, alla modestia e a tutte le altre virtù con le quali
devono esercitare il loro santo e sublime ministero”.
È il testo con il quale questa sera
ho avviato la meditazione sulla croce.
Sono le parole che sant’Eugenio
scriveva nella sua Regola nel 1818. Fin dalla nascita del nuovo gruppo
di missionari, nel 1816, aveva scelto il Crocifisso come segno distintivo. Con esso
si lasciò subito ritrarre lui stesso. Con esso compose il primo sigillo, praticamente rimasto invariato fino ad oggi. Allora gli Oblati si chiamavano
ancora Missionari di Provenza, e anche sulla sigla MP, già campeggiava, piccola piccola, la
croce.
Il segno distintivo dell’Oblato,
dunque.
Ma non è, il Crocifisso, il segno
distintivo di ogni cristiano?
Tutto dovremmo poter dire,
come sant’Eugenio: “Voglia il cielo che non volga mai le spalle alla Croce, da
cui provengono la vera gioia e la vera felicità”.
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