Quando
morì Lamberta, la fedele e umile donna di servizio della comunità oblata della
città, pianse a lungo. A chi gli faceva notare che tale atteggiamento non è
degno di un vescovo, rispose: “Ho in
orrore gli egoisti, i cuori insensibili che fanno girare tutto attorno a se
stessi e non danno nulla in cambio di quanto viene loro dato. Più medito sul
Cuore di Gesù Cristo e sulle azioni della sua preziosa vita, più mi convinco
che io ho ragione ed essi hanno torto”.
Nelle
testimonianze per il processo di beatificazione
si legge: “A Marsiglia, si parla con ammirazione del suo zelo e della
sua grande bontà verso gli ammalati e i poveri. Lui stesso non ha esitazioni a
portar aiuti agli indigenti delle strade più malfamate e spesso a recarvisi per
amministrare i sacramenti a peccatori pubblici. Questo zelo e questa carità
erano spesso soggetto di conversazione in città”. “Sì – ha lasciato scritto lui stesso –, ho un cuore e amo con vero e
tenero affetto... Sono convinto
di aver ragione nell’amare gli uomini”.
Camminando per le stradine popolari del
quartiere Panier, dietro la sua casa, mi sono ricordato di quando incontrò un
povero senza scarpe: si tolse le sue, gliele diede, e torno svelto verso casa
piegato in avanti in modo che la veste gli coprisse i piedi scalzi e nessuno se
ne accorgesse. Mi sono immaginato la scena.
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