Il giorno del Signore per gli anacoreti della laura era una festa. Diversamente non sarebbe stato il giorno del Signore.
Anche apa Pafnunzio prendeva parte alla santa sinassi presieduta dal
presbitero che veniva dal villaggio.
Il Signore aveva chiesto che prima di presentare l’offerta all’altare ci si
riconciliasse con i fratelli. Era quanto facevano ogni volta gli anacoreti,
chiedendosi reciprocamente perdono delle colpe commesse gli uni contro gli
altri. Apa Pafnunzio si sentiva allargare il cuore e non sapeva se provava più
gioia nel ricevere il perdono dai fratelli o darlo a loro il suo perdono. “È il
momento più bello della sinassi”, mormorava contento.
Poi si leggevano le Scritture, a discrezione del presbitero. Apa Pafnunzio,
con il cuore reso puro dal perdono reciproco, accoglieva le parole di Dio come
si beve un bicchiere d’acqua fresca nei momenti d’arsura. Quando poi si acclamavano
i Vangeli gli sembrava proprio di ascoltare la voce del Signore, di vederlo in
mezzo a loro, come quando radunava attorno i discepoli in Palestina. “È il
momento più bello della sinassi”, mormorava contento.
Quando veniva il momento di presentare le offerte sussultava di gioia, come
risvegliandosi dall’incanto nel quale l’aveva lasciato la parola del Signore.
Era il momento di portare, col pane e il vino, la settimana appena passata, con
il bene fatto, le paure provate, i fallimenti che mai mancavano... Più ancora,
quei poveri elementi della terra erano simbolo dell’offerta della sua persona.
Ridonava a Dio la vita che gli era stata da lui donata. “È il momento più bello
della sinassi”, mormorava contento.
La presentazione silenziosa al Padre del pane e del vino, fatti ormai corpo
e sangue del Cristo, era veramente il culmine della sinassi. Cosa si poteva
offrire di più del Figlio di Dio? “È il momento più bello della sinassi”,
mormorava contento apa Pafnunzio.
Vi era ancora il canto della preghiera del Signore. Chi avrebbe osato chiamare
Dio col nome di “Padre” se non lo avesse insegnato Gesù stesso? Per apa Pafnunzio
non c’era preghiera più bella, più completa, più santa. Una preghiera cantata
insieme, rivolta da tutti e sette gli eremiti al Padre comune, il Padre “nostro”.
“È il momento più bello della sinassi”, mormorava contento apa Pafnunzio.
Non era finito. Obbedienti al comando del Signore: “Prendete e mangiate”,
anche loro prendevano il pane e il vino su cui era stata invocata la
benedizione. La comunione con il Figlio di Dio era resa perfetta, fino a farli diventare
suoi concorporei e suoi consanguinei. Si poteva domandare di più? “È il momento
più bello della sinassi”, mormorava contento apa Pafnunzio.
Adesso la sinassi era davvero terminata. O forse cominciava appena allora. Il
congedo era un invito rivolto ai solitari perché fossero a loro volta
eucaristia, benedizione, germe di trasformazione per il creato e per l’umanità.
Erano diventati parola di Dio viva, che andava ridetta con la vita, corpo e
sangue di Cristo, che andava ridonato per salvezza di tutti. Il congedo,
mormorava contento apa Pafnunzio, “è il momento più bello della sinassi”.
Il giorno del Signore per gli anacoreti della laura era una festa. E questo
ne era il segreto.
Ho stampato questo brano per 'gustarne' ogni parola. Perchè vedi, apa Pafnunzio, ho perso l'abitudine alla Messa quotidiana...
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