Il tempo rallenta nel deserto. I minuti si fanno lunghi come
ore, dilatati dal silenzio e dalla solitudine, misurati dall’ampiezza dell’orizzonte.
Il cammino interiore di apa Pafnunzio in questo spazio d’immensità, procedeva
con ritmo calmo e perseverante come quello delle carovane dei cammellieri.
È arido e secco il deserto. Apa Pafnunzio sentiva
prosciugarsi l’intimo dell’anima, fino all’essenziale, come le rocce attorno
alla sua cella.
Aveva dunque eliminato l’inutile zavorra? Le maschere dell’io,
nel lungo e fedele avanzare, si erano sciolte per lasciare emergere il suo vero
volto? Aveva finalmente raggiunto l’identità con se stesso?
Gli sembrava lineare il percorso intrapreso, guidato dalla
speranza verso una meta certa. Oppure, senza accorgersene, stava vagando in
percorsi circolari, come nei quarant’anni di deserto del popolo di Dio in cerca
della terra promessa?
Gli spazi del deserto gli si aprirono e gli mostrarono il
villaggio d’origine, le grandi città di Alessandra, di Antiochia, di Ninive abitate
da uomini e donne che non sapevano distinguere la destra dalla sinistra. Loro,
che non conoscevano né il silenzio, né la distensione del tempo, né l’essenzialità
e la leggerezza del deserto, sarebbero mai giunti a cogliere la verità del loro
io, avrebbero mai scoperto e raggiunto il progetto di Dio su di loro? Perché questo
è il vero io di ognuno.
A notte si addormentò lasciando la domanda in sospeso. Il
deserto, con la sua lunga estensione del tempo, avrebbe provveduto alla
risposta.
La risposta arrivò proprio durante la notte. Gli fu donata
in sogno.
Sognò d’essere al termine dell’interminabile tempo del
deserto. Perché anche l’interminabile tempo del deserto, ha un tempo segnato. Era
finalmente giunto alla fine del lungo pellegrinaggio. Così lungo da sembrare profezia
ed esperienza d’eternità, mentre ora s’accorgeva di quanto quell’interminabile
tempo fosse stato breve, un soffio appena. Soltanto adesso sarebbe iniziata la
vera eternità, eterno presente.
Iddio gli mostrò come da sempre l’aveva pensato, a cosa
veramente l’avesse chiamato. I momenti della vita, di successo o di fallimento,
le scelte compiute fino ad allora, quelle sbagliate e quelle riuscite, gli
parvero soltanto delle tappe, profili provvisori e incompleti della sua vera
identità. Ora capiva finalmente chi era chiamato ad essere, quale fosse la sua vera identità. Per ogni uomo, per ogni
donna sarebbe dunque giunto il momento della verità.
Era il momento più importante, il più solenne,
determinante per il passaggio nell’eternità. Era l’estrema possibilità
per la risposta alla chiamata, per il sì pieno e definitivo, ed essere se stesso.
Apa Pafnunzio si svegliò ebbro di gioia, e disse il suo sì.
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