Piazza Maidan spazzata dal vento, vivace con le coppie
di sposi che hanno appena celebrato il matrimonio e posano per le foto attorniati
da parenti e amici. È il ricordo che mi sono portato dietro dall’ultima visita
in Ucraina. Stento a far combaciare l’immagine di quella piazza festosa e
fantasiosa con quella tragica e sanguinante che in questi giorni scorre sugli
schermi della televisione e su youtube. Sono invece identiche le parole che la
gente mi diceva allora e quelle che gridano adesso: la stessa amarezza per la
corruzione, l’incompetenza nella gestione della cosa pubblica, la stessa voglia
di libertà e d’Europa. Cambia soltanto il modo di esprimerle: la confidenza
amica allora, la rabbia violenta adesso.
Piazza Maidan come piazza Taḥrīr, come le mille piazze che si
animano ormai in mille parti del mondo, come le agorà informatiche dove convergono
dibattiti, dissensi, consensi, dove si grida, ci si indigna. È la vox populi quella che si ode in questi
luoghi? E coincide con la vox Dei, come
voleva l’antico detto medievale? Piazze e reti sono facilmente manipolabili, potrebbero
dunque apparire inaffidabili, per questo disprezzate. A volte si ha la
sensazione che la vox populi giunga
nelle stanze del potere attutita o distorta, mediata da sondaggi e “portavoce”,
lasciando chi è in alto fuori dal contatto diretto con la realtà, in un mondo
alieno dalle esigenze e dalle attese del vulgo,
con macchine blu che sfrecciano incuranti del semaforo rosso, della corsia
d’emergenza, un segno, tra i tanti, del senso di superiorità, estraneità,
impunità.
Eppure la voce del popolo domanda di essere ascoltata
in ogni modo, al di là di come si esprime, con violenza o pacatezza, pienamente
articolata o ancora confusa. L’arte del politico, come dell’uomo di Chiesa, sta
nel saper cogliere in essa le esigenze profonde che manifesta, discernerle in
ascolto attento e rispettoso, interpretarle, riproporle, tenerne conto nelle
scelte.
Si tratta di un affare che non riguarda soltanto chi
sta in alto, ma tutti: chi deve ascoltare come chi parla. La vox populi, la nostra voce, è chiamata a
elaborare proposte sempre più articolate e complete, mettendo a servizio della
collettività capacità e competenze, idee e indicazioni concrete, in un dialogo
responsabile.
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