Piazza Maidan spazzata dal vento, vivace con le coppie
di sposi che hanno appena celebrato il matrimonio e posano per le foto attorniati
da parenti e amici. È il ricordo che mi sono portato dietro dall’ultima visita
in Ucraina. Stento a far combaciare l’immagine di quella piazza festosa e
fantasiosa con quella tragica e sanguinante che in questi giorni scorre sugli
schermi della televisione e su youtube. Sono invece identiche le parole che la
gente mi diceva allora e quelle che gridano adesso: la stessa amarezza per la
corruzione, l’incompetenza nella gestione della cosa pubblica, la stessa voglia
di libertà e d’Europa. Cambia soltanto il modo di esprimerle: la confidenza
amica allora, la rabbia violenta adesso.
Eppure la voce del popolo domanda di essere ascoltata
in ogni modo, al di là di come si esprime, con violenza o pacatezza, pienamente
articolata o ancora confusa. L’arte del politico, come dell’uomo di Chiesa, sta
nel saper cogliere in essa le esigenze profonde che manifesta, discernerle in
ascolto attento e rispettoso, interpretarle, riproporle, tenerne conto nelle
scelte.
Si tratta di un affare che non riguarda soltanto chi
sta in alto, ma tutti: chi deve ascoltare come chi parla. La vox populi, la nostra voce, è chiamata a
elaborare proposte sempre più articolate e complete, mettendo a servizio della
collettività capacità e competenze, idee e indicazioni concrete, in un dialogo
responsabile.
Nessun commento:
Posta un commento