“Come vorresti essere ricordato dopo
la tua morte” chiese Seán-Patrick
Lovett a padre Pierre Babin. “Come un innamorato di Dio”, fu la risposta.
Questa sera commemorazione di p.
Pierre Babin durante il convegno internazionale di Signis una "associazione
cattolica per la comunicazione", non governativa, con membri in 140 paesi
nel mondo, che riunisce i professionisti in radio, televisione, film, video,
educazione ai media, internet e nuove tecnologie. Tra loro il gruppo
organizzativo (12 persone di 10 nazionalità) del CREC, il Centro di Ricerca e
di Educazione in Comunicazioni fondato nel 1971 a Lione da p. Pierre Babin (+ 9
maggio 2002), un genio, un artista, un grande missionario, un Oblato di Maria Immacolata.
Avendo capito l’importanza dei mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione, aveva creato questo centro per formare ai nuovi linguaggi dei media. Sono passati di lì un migliaio di persone che oggi sono responsabili di radio e televisioni in più di 100 paesi nel mondo. Oggi un gruppo di specialisti, molto affiatati, vanno soprattutto nei Paesi di missione per formare sul posto alla cultura dei media seminaristi, vescovi, missionari, laici cristiani.
Avendo capito l’importanza dei mezzi di comunicazione per l’evangelizzazione, aveva creato questo centro per formare ai nuovi linguaggi dei media. Sono passati di lì un migliaio di persone che oggi sono responsabili di radio e televisioni in più di 100 paesi nel mondo. Oggi un gruppo di specialisti, molto affiatati, vanno soprattutto nei Paesi di missione per formare sul posto alla cultura dei media seminaristi, vescovi, missionari, laici cristiani.
Questa sera il gruppo direttivo del
Crec ha voluto celebrare il ricordo del loro fondatore in maniera simpatica,
con una degustazione di formaggi, vino e dolci, tipicamente francese. Su uno
schermo scorrevano a centinaia le testimonianze, in lingua francese e inglese,
inviate su internet di persone che hanno conosciuto p. Babin e che sono state
formate da lui.
Mi hanno colpito le parole che usava
ripetere: “Siamo quello che insegniamo”.
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