sabato 15 febbraio 2014

La forza unificante della memoria


17 luglio 523, a Roma, nel portico della casa di santa Galla, figlia del Prefetto Simmaco, la Vergine Maria appare nella dispensa dove la santa custodisce il cibo per i poveri. Papa Giovanni I, con il popolo romano, accorre alla casa di Galla e si vede consegnare da due serafini un’icona della Madre di Dio, ora conservata nella chiesa in Campitelli e invocata come “Porto sicuro dei romani”: un’immagine piccolissima in una chiesa grandissima.

15 febbraio 1826. Nel palazzo di fronte alla chiesa tre cardinali devono esprimere il loro parere, per poi presentarlo al papa, sulle regole di un prete francese che da 10 anni ha fondato una comunità di missionari. Il fondatore, un certo Eugenio de Mazenod, va nella chiesa in attesa della decisione. È d’accordo con l’usciere del palazzo che appena i cardinali hanno finito lo avvertano. L’usciere se ne dimentica, così il povero sant’Eugenio passa la mattinata ascoltandosi nove messe. Intanto però il parere dei cardinali è stato positivo. Due giorni dopo l’approvazione di Leone XII.
Anche quest’anno tutta la comunità si è recata in santa Maria in Campitelli per “fare memoria” di quel momento di preghiera di quasi due secoli fa e per ringraziare Maria, quasi invisibile, lassù in alto, tra gli ori barocchi.

“Fare memoria” delle nostre origini. È importante. È la memoria che tiene uniti una comunità, come ogni famiglia, come una nazione, non per una inutile nostalgia del passato, ma perché fa rivivere i momenti ideali che sono alla base della nostra storia.

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