17 luglio 523, a Roma, nel portico
della casa di santa Galla, figlia del Prefetto Simmaco, la Vergine Maria appare
nella dispensa dove la santa custodisce il cibo per i poveri. Papa Giovanni I,
con il popolo romano, accorre alla casa di Galla e si vede consegnare da due
serafini un’icona della Madre di Dio, ora conservata nella chiesa in Campitelli
e invocata come “Porto sicuro dei romani”: un’immagine piccolissima in una
chiesa grandissima.
15 febbraio 1826. Nel palazzo di
fronte alla chiesa tre cardinali devono esprimere il loro parere, per poi
presentarlo al papa, sulle regole di un prete francese che da 10 anni ha
fondato una comunità di missionari. Il fondatore, un certo Eugenio de Mazenod, va
nella chiesa in attesa della decisione. È d’accordo con l’usciere del palazzo che
appena i cardinali hanno finito lo avvertano. L’usciere se ne dimentica, così il
povero sant’Eugenio passa la mattinata ascoltandosi nove messe. Intanto però il
parere dei cardinali è stato positivo. Due giorni dopo l’approvazione di Leone XII.
Anche quest’anno tutta la comunità
si è recata in santa Maria in Campitelli per “fare memoria” di quel momento di
preghiera di quasi due secoli fa e per ringraziare Maria, quasi invisibile,
lassù in alto, tra gli ori barocchi.
“Fare memoria” delle nostre origini.
È importante. È la memoria che tiene uniti una comunità, come ogni famiglia,
come una nazione, non per una inutile nostalgia del passato, ma perché fa
rivivere i momenti ideali che sono alla base della nostra storia.
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