venerdì 21 febbraio 2014

Lettera ad apa Pafnunzio



Mi è arrivata una lettera indirizzata ad apa Pafnunzio che volentieri condivido, in attesa di conoscere l’identità di questo “apa” del nostro secolo (che mi pare essere piuttosto una “amma”)

Carissimo apa Pafnunzio,
l'eco dei suoi primi detti ha risuonato non solo fino alle rocce di quel rude deserto ma anche fino alle mie orecchie, anzi direi fino al cuore!
Non mi sembrano dei semplici detti! Fanno trasparire quel "di più" che supera il tempo e brucia le distanze, trasformando in oro le ore quotidiane.
Le voglio fare una confidenza: da qualche tempo sono in contatto con un "apa" del nostro secolo. Certo i suoi detti sono di tutt'altro spessore, ma per chi sa "leggere" tra le righe - come sa fare lei - sono anch'essi rivelatori di luce....
Mi permetto di fargliene conoscere alcuni. Chissà se per il 27 febbraio non riuscirà ad allacciare amicizia con lui e confezionare così un bel "post" per la gioia di tanti, di tutti! Mi scusi l'ardire, ma sono certa del suo buon cuore. Grazie infinite!
Con l'augurio di un pieno successo per la sua preziosa pubblicazione.
uno dei suoi... discepoli.

La gioia coincide con Dio…possederla sempre vuol dire possedere Dio…è santità. Come è difficile! (6 agosto 1969)
Ho il desiderio di possedere la gioia, non certo per sentire la gioia, ma per dare continuamente a Dio la prova del mio amore. (30 aprile 1971)

Stasera ho parlato della gioia. Mi pare di capire sempre di più che è stata l’essenza della vita di quelli che si sono fatti santi. (…) vorrei essere sempre nella gioia ma come sono distante da questa realtà (24 luglio 1971)

Sento che chi ha la gioia ha Dio (4 settembre 1971)

Mi appare sempre più evidente che la gioia (e come è difficile conservarla sempre!), quella spremuta dalla sofferenza, è vita di Dio in noi e quindi santità. (13 novembre 1972)

Nessun commento:

Posta un commento