Chi non conosce Leone XIII, il
grande papa della Rerum novarum e
della questione sociale, aperto alla modernità, innovatore nella cultura… 25
anni di pontificato, a cavallo tra il 1800 e il 1900, hanno segnato la storia
della Chiesa moderna.
Chi conosce invece Leone XII? Nessuno. Eletto dai
cardinali conservatori e intransigenti (“Avete eletto un cadavere”, disse loro,
pensano alla sua salute malferma), 6
anni di pontificato, si è attirato la fama di reazionario. “Nonostante
qualche intuizione perspicace – scrive il grande storico della Chiesa Jedin –
lascerà il ricordo di una figura scialba e incapace di dominare gli avvenimenti”.
“Nonostante qualche intuizione
perspicace”. Quali? Una di queste è indubbiamente l’aver intuito la grandezza
di sant’Eugenio de Mazenod quando si presentò a lui per chiedergli di approvare
la Regola degli Oblati. “Questo gruppo di missionari mi piace, disse il papa;
deve essere approvato”.
Firmò il decreto di approvazione il
17 febbraio 1826. Qualche mese dopo, il 20 novembre, ne firmò uno sciagurato
che sottoponeva gli ebrei, relegati nel ghetto di Roma, a inquisizione e li obbligava
ad ascoltare le prediche dei sacerdoti inviati per convertirli. Ci fu un massiccio
esodo di ebrei che portò anche ad un considerevole danno economico allo Stato
pontificio.
Ma almeno una l’ha fatta giusta: gli
Oblati!
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