martedì 8 ottobre 2024

Sarò io il tuo Maestro

 

Chiara Lubich è assetata di verità. «Un giorno (indefinito giorno) - scrive ad un’amica nei primi mesi del 1946 - ho visto una luce. Mi parve più bella delle altre cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità».

A scuola le piace studiare. Terminato il primo ciclo di studio la mamma la manda alla “scuola di avviamento commerciale”. Alla fine del primo trimestre L’insegnante le dice: «Signora, come mai ha pensato di mandare sua figlia qui? Guardi che è intelligentissima questa ragazza... Qui è sprecata». Tanto insiste che la madre la iscrive alle magistrali.

C’è un luogo tutto particolare dove Silvia ama studiare, nel duomo, dove si sente a proprio agio, a casa. Si diede in fondo a destra, su una panca sotto una feritoia, e lì studia la sua amata filosofia.

Uno degli episodi che amava ricordare del tempo delle magistrali, a testimonianza della sua passione per la verità, è quello con il professore di filosofia, la sua materia più amata.

«Gesù incominciava a mettermi dentro quelle due cose che io gli avevo chiesto da bambina: la luce e l'amore. Vi do un esempio della luce – narra a un gruppo di bambine nel 1967. Ero a scuola e c'era un professore, mi insegnava filosofia, ed era ateo. Parlava però con un fascino… per cui le mie compagne gli andavano dietro, come fosse un semidio, come fosse chissà chi! E diceva tanti errori… Io, che sentivo dentro che non era vero, alzavo continuamente le mani e dicevo: "No, professore, lei sbaglia, le cose non stanno così." Perché Gesù mi aveva messo dentro la luce della verità… Ero tutta rossa, tutta rossa, tutta rossa e mi sentivo angosciata… Allora il professore mi faceva: "Calma, calma!". E mi faceva sedere.

Viene la fine del primo trimestre, puoi immaginare il batticuore che io avevo! Allora apriamo la pagella. Guardo e trovo: dieci in filosofia! L'unico dieci di tutta la classe.

Un giorno il professore non ce l'aveva più fatta…  si era seduto sul banco, e mi aveva parlato di sant'Agostino… Mi parlò per un'ora, per convincermi che era vero quello che diceva lui, ed io gli ho detto: "Non è vero, non è vero professore." Non mi ricordo che cosa gli ho detto, so che alla fine lui mi ha detto: "Senti, Silvia, non dirlo a nessuno: hai ragione tu; ma ti prego: non dirlo a nessuno."

Giorni dopo incontro il professore per strada. Io ero sul marciapiede e lui sull'altro marciapiede. Mi vede e mi chiama: "Silvia!" Vado lì, e mi dice: "Sai, ho tanti dispiaceri nella mia famiglia, ho tanti dolori, e allora sono andato in quella chiesa dove vai sempre tu e ho pregato quel Dio che tu ami e spero che lui mi aiuti". È stata l'ultima volta che io l'ho visto. Poi è venuta la guerra, è morto ed io sono certa che è andato in Paradiso».

Il Dottor Professore Girolamo Gaspari era nato a Cortina d’Ampezzo nel 1906. Tenente di artiglieria della marina, allo scoppio della guerra fu inviato a Napoli e imbarcato sui convogli che facevano la spola fra l’Italia e l’Africa per rifornire le truppe italo-tedesche di munizioni e vettovaglie. Il 7 febbraio 1943 scrisse alla moglie: « Di una cosa sono particolarmente grato nella mia educazione: che mi abbia messo nel cuore Dio, al quale mi rivolgo fiducioso ed umile quando vengono ore difficili. […] Una vita senza Dio non è molto lontana da quella degli animali: noi dobbiamo differenziarci da loro, dobbiamo appunto elevarci dall’animalesco in modo che tutto ci divenga più facile e al contempo più profondo. Dobbiamo andare a Dio […]». Morì un mese dopo.

Silvia intanto pensa di iscriversi alla facoltà di filosofia all’Università cattolica del Sacro Cuore a Milano dove, così lei pensa, le faranno conoscere la verità di Dio. Considerate le ristrettezze economiche, le sarà possibile accedere all’università solo a condizione di vincere una borsa di studio. Concorre per una delle 33 disponibili. Raggiunge il 34° posto e resta fuori della graduatoria. Una delusione immensa. Silvia è inconsolabile.

«Ricordo – racconta ai giovani nel duomo di Münster, in Germania, 15 novembre 1998 – che ero in una stanzetta con la mia mamma e piangevo sconsolatissima. Io dicevo: Non conoscerò mai Dio, non conoscerò mai Dio. La mamma cercava di consolarmi ma era inutile. Finalmente in fondo al cuore ho avuto l'impressione di sentire qualcuno che mi diceva: "Sarò io il tuo Maestro"».

Nessun commento:

Posta un commento