giovedì 17 ottobre 2024

Gesù, insegnaci a pregare

C’è ancora una preghiera nel Vangelo, una preghiera per chiede come pregare: «Signore, insegnaci a pregare» (Lc 11, 1).

Gesù ci fa pregare come lui pregava: Abbà, Padre. «In quel tempo – leggiamo nel Vangelo di Matteo – Gesù disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra”... Sì, o Padre...» (Mt 11, 25-26). Alla risurrezione di Lazzaro «Gesù alzò gli occhi e disse: “Padre, ti ringrazio...”» (Gv 11,41; cf. 12,27). Nella grande preghiera prima di venire consegnato alla morte che la parola «Padre» riecheggia ripetutamente in tutta la sua profondità: «Alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre...”» (Gv 17, 1.11.21.24.25). La preghiera accorata nell’orto degli olivi inizia con un «Abbà, Padre...» (Mc 14, 36). Sulla croce di nuovo lo sentiamo ripetere: «Padre, perdonali...» (Lc 23, 34); «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23, 46).

Egli può rivolgersi a Dio chiamandolo Padre perché è realmente suo Figlio, «il Figlio del suo amore» (Col 1, 13), l’Unigenito di Dio (cf. Gv 1, 14.18), il Prediletto, l’oggetto delle sue compiacenze (cf. Mc 9, 1), colui che il Padre «ha amato prima della creazione del mondo» (Gv 14,24).

«Padre», sulla bocca di Gesù, è la rivelazione della reciproca conoscenza, dell’amore, della vita che entrambi li lega in un’incomparabile unità di essere e di volere: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio» (Mt 11, 27); «Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie» (Gv 17, 10); «Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 30). Al punto che Gesù può dire: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (Gv 14, 9).

Ed ecco la grande buona notizia di Gesù: non soltanto ci svela che Dio è suo Padre e lui il Figlio unigenito, ma che Dio è anche Padre di noi e noi siamo suoi veri figli. Se alle parole «Padre nostro» ci ha chiesto di aggiungere «che sei nei cieli» è per renderci consapevoli della grandezza del Padre, della sua trascendenza, non per farcelo sentire lontano.

«Voi dunque pregate così: Padre nostro...» (Mt 6, 9). Anche a noi, come a Gesù, il Padre ripete: Tu sei il mio figlio prediletto (cf. Mc 1, 11). «Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo» (Gal 3, 26-27). «Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1 Gv 3, 1).

Quando dico «Padre» prendo coscienza di quello che sono veramente, proprio figlio suo! Quando dico «nostro» prendo coscienza dei fratelli e delle sorelle che ho attorno a me.

Oggi poi la Chiesa ci ha posto davanti nella liturgia sant’Ignazio di Antiochia, che, nella Lettera ai cristiani di Magnesia, ci ha aiutato a comprendere meglio come pregare: “auguro l’unione nella carne e nello spirito di Gesù Cristo, nostra eterna vita, della fede e della carità, cui nulla è da preferire, e ciò che è più importante l’unione con Gesù e il Padre: una sola preghiera, una sola supplica, una sola mente, una sola speranza nella carità, nella gioia purissima che è Gesù Cristo, del quale nulla è meglio. Accorrete tutti come all’unico tempio di Dio, intorno all’unico altare che è l’unico Gesù Cristo”.

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