domenica 13 ottobre 2024

Cinque parole per iniziare a pregare

Inizio per una settimana a guidare gli esercizi spirituali. Il tema? Quasi scontato, la preghiera. Inizierò con cinque parole con cui può iniziare la preghiera:

Ti adoro

È la confessione di Tommaso: «Signore mio e Dio mio». È il canto degli angeli: «Santo: Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'universo ...».

Adorare significa letteralmente portare la bocca a Dio per baciarlo.

L'adorazione sfocia nel mare infinito dell'amore, con il bacio e l'abbraccio a Dio, con il bacio e l'abbraccio di Dio.

Ti amo

Sembra la parola più facile. Tutti la usano e la ripetono in mille variazioni, fino a farle perdere valore.

Dirgli: «Ti amo» non è soltanto espressione di un sentimento, è dichiararsi pronti all'azione: «Non chi dice Signore, Signore, mi ama, ma chi compie la volontà del Padre mio». Sappiamo qual è la sua volontà: donarsi agli altri, dare la vita per gli amici, amare quelli che non ci amano, amarci gli uni gli altri.

Nel Vangelo soltanto Pietro dice a Gesù: «Ti amo», ma solo come risposta ad una esplicita richiesta: «Mi ami?», e soltanto dopo essere passato attraverso la prova. Il suo "ti amo" è vero perché purificato dal dolore.

Anche noi a volte ci sentiamo incalzati dalla domanda pressante di Gesù: «Mi ami? Mi ami veramente?». Un po' temiamo a rispondere, un po' ne abbiamo un gran desiderio, perché il cuore ha bisogno di dire: «Ti amo».

Ti ringrazio

Con questa parola mente e cuore si spalancano su cielo e terra. Ringraziamo d'essere stati creati e del creato, del sorgere del sole e del suo tramonto, della luna e delle stelle, degli uccelli del cielo e dei pesci del mare, del pane che ogni giorno il Padre del cielo ci procura e di quanti lo hanno preparato per noi...

Lo ringraziamo per la Parola con cui ci nutre ogni giorno, per la misericordia che ci fa nuovi ogni giorno, per la chiamata a seguirlo, per l'Ideale ricevuto, per i fratelli e le sorelle che egli ci dà...

A mano a mano che il ringraziamento si dilata dagli estremi della terra al più profondo dell'anima, dagli abissi dei mari ai vertici dell'adorabile Santissima Trinità, esso si trasforma in canto di lode e in giubilo: «Opere tutte del Signore, lodate il Signore...».

Il ringraziamento sfocia di nuovo nell'adorazione e diventa espressione d'amore.

Ti chiedo perdono

Sì, perché in mezzo a tanto splendore di luce, si spalanca improvvisa una terribile voragine nera: abbiamo tante volte sciupato i doni del Signore, quelli per i quali lo abbiamo appena ringraziato, abbiamo tradito l'Amore.

«Ti chiedo perdono» è un'espressione liberatoria. Per questo può essere insidiosa. Perché chiediamo perdono? Per mettere la coscienza a posto? Per evitare di cadere nelle fiamme dell'inferno? La domanda di perdono è veramente espressione di amore?

Ciò che dovrebbe dispiacere non è il castigo che ci si attira con il peccato, non la vergogna del tradimento e dell'adulterio, non il giudizio dei fratelli, ma l'aver addolorato l'Amore.

L'amore di Cristo è così grande da entrare nel buio della nostra rivolta, da assumere il nostro peccato e inchiodarlo sulla croce. Ripetere: «Ti chiedo perdono» è riconoscere il nostro peccato, ma soprattutto riconoscere il culmine dell'Amore di Gesù, il suo abbandono, riconoscersi e identificarsi con l'Amore all'estremo della sua espressione. «Ti domando perdono»; e la misericordia inonda l'anima.

Ti chiedo grazie

È la domanda più povera, eppure la preghiera di domanda è nobile al pari dell'adorazione, perché chiedere è riconoscere l'onnipotenza di Dio; al pari della dichiarazione d'amore, perché non si vergogna di domandare; al pari del ringraziamento, perché è fiduciosa di ricevere; al pari della richiesta di perdono, perché nasce dalla medesima consapevolezza di povertà.

Cosa chiediamo? La fedeltà al Vangelo e di non separarsi mai dall'Amore. Poi la preghiera punta decisamente verso gli altri: i piccoli, i soli, i poveri, quanti subiscono violenze e ingiustizie, ma anche i violenti e gli ingiusti perché si convertano, gli oppressi da calamità naturali e da guerre, gli ammalati e i carcerati, i moribondi perché siano accolti da braccia di misericordia e perché siano chiuse per sempre le porte dell'inferno.

Ancora una volta il cuore si dilata sull'umanità intera e attinge all'amore infinito di Dio.

Ognuna di queste parole è pronunciata a nome nostro e di tutta l'umanità. Anche quando siamo nella stanza del cuore e abbiamo chiuso la porta per parlare con Dio: non siamo mai soli.

 

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