Nel nostro linguaggio il cuore è la sede degli affetti, delle emozioni, dei sentimenti. Nella Bibbia è invece il centro della memoria, della volontà, il luogo dove si prendono le decisioni, e indica la persona nella sua interezza di coscienza, intelligenza, libertà. È la sede della presenza di Dio, perché è lì che viene ad abitare e parla e educa…
Egli parla al cuore, a quelli che la Bibbia chiama gli
“orecchi del cuore”. La parola di Dio deve scendere nel profondo del cuore,
dove viene accolta, custodita, meditata, in modo che diventi vita. Maria ne è l’esempio,
ella che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2, 19. 51). Anche
a Lidia “il Signore aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo” (At
16,14).
La Scrittura denuncia il cuore indurito, ammalato di
sclerocardìa (Ger 4,4 LXX; cf. Ez 3,7 LXX; Sal 94 [95],8 LXX), il cuore
sclerotizzato, incapace di aprirsi alla Parola di Dio. Lo stesso fa Gesù prende
atto, con tristezza, della durezza di cuore (Mc 10,5; Mt 19,8; Mc 16,1; Mc 3,5).
Cos’è che indurisce il cuore, lo sclerotizza e lo rende impenetrabile alla
Parola di Dio, ad aprire la porta al Signore e ad accoglierlo?
La Scrittura offre una serie impressionante di elenchi di passioni negative che si introducono nel cuore, quali la cupidigia, la mancanza
di compassione, l’odio, la gelosia, l’invidia, la menzogna, la doppiezza…
Gesù parla anche del cuore pesante: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita” (Lc 21, 34). Nel Vangelo di Luca troviamo altre due volte questo verbo – appesantito – riferito agli occhi. Gli occhi dei discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni si appesantiscono sia durante la Trasfigurazione sia durante l’agonia dell’orto degli ulivi: semplicemente si addormentano e non sono più capaci di condividere né la gloria di Gesù né la sua sofferenza. Anche il cuore, al pari degli occhi, rischia di addormentarsi, narcotizzato da “dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”.
Di qui l’invito di Gesù: “Vegliate in ogni momento, pregando”(Lc 21, 36). L’invito è a non addormentarsi, a stare svegli, in ascolto della voce del Signore, in attesa della sua venuta, pronti ad accoglierlo. Gesù indica anche l’antidoto alla narcosi che porta al sonno della morte: la preghiera. Anche nell’orto degli olivi troviamo la stessa raccomandazione: vegliate e pregate (Mt 36, 41).
La preghiera ha dunque anche la capacità di sgombrare
il terreno dalle erbacce, di purificare il cuore. La preghiera alleggerisce il
cuore, lo rende disponibile, recettivo.
Solo chi ha il cuore sgombro dal male, può accogliere,
come in un terreno buono, la Parola di Dio e lasciare che porti frutto (cf. Mc
4,13-20). Solo chi ha il cuore puro può vedere Dio (Mt 5, 8).
In questo Avvento, come attendere il Signore che
viene? Forse la preghiera può essere un buon suggerimento – a dire del Signore
stesso!
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